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«Renato Zero arrivava in Rca in autobus vestito di paillettes e con una gallina viva in braccio»

Il compositore e produttore Piero Pintucci a Il Fatto: «Dalla all’inizio era derubricato a coglione. Stava per ore davanti al montacarichi della Rca a riflettere».

«Renato Zero arrivava in Rca in autobus vestito di paillettes e con una gallina viva in braccio»

Il Fatto intervista Piero Pintucci, compositore e produttore, ha composto ed arrangiato le musiche per numerosi artisti, tra cui Renato Zero (tra i più celebri c’è “Il carrozzone”), Domenico Modugno e Patty Pravo. Dagli anni Sessanta ha lavorato alla Rca.

«Quella alla Rca è stata una stagione artistica irripetibile e con una partecipazione emotiva quasi famigliare: ci
ritrovavamo tutti lì, una sorta di convivenza di fatto, dove eravamo al centro di un processo di creazione naturale. Si chiacchierava, si lavorava, ci si confrontava, nascevano i brani e ci si chiudeva all’interno di cinque grandi studi; lo ‘Studio A’ era il più grande d’Europa».

Pintucci racconta di Renato Zero, per il quale ha composto almeno una cinquantina tra canzoni e arrangiamenti.

«Era un coraggioso, uno micidiale; in quegli anni si presentava alla Rca vestito in maniera incredibile: stivali, tacchi alti, pantaloni aderenti, magari color viola, piume, paillettes e soprattutto con in braccio una gallina al guinzaglio. Ma l’aspetto incredibile non era tanto l’abbigliamento, ma che da casa sua alla Montagnola fino alla Rca prendeva l’autobus; lui attraversava la città, da solo, così; a Roma era conosciuto ancor prima di diventare famoso».

Tra le artiste con cui ha collaborato c’è anche Gabriella Ferri:

«Mi ha emozionato. Appena iniziava si fermava tutto intorno a lei».

Continua:

«Era meravigliosamente folle e sotto ogni lato caratteriale, ogni atteggiamento o manifestazione: era un’estremista; anche sul piano delle relazioni. Non aveva filtri e se qualcuno le piaceva andava dritta, un po’ come è successo a Sanremo quando ha cantato in coppia con Stevie Wonder e proprio Stevie Wonder è stato protagonista di un corteggiamento esplicito».

Della Ferri si è detto avesse la fobia del pubblico. Pintucci conferma:

«È vero e per tranquillizzarsi assumeva delle pastiglie che poi mischiava con l’alcool; anche io sono andato a comprarle. Però non era mica l’unica ad aver paura, capitava un po’ a tutti».

Su Domenico Modugno:

«A Sanremo prima di cantare tremava e cercava in me la giusta rassicurazione; io dallo stupore non ci credevo, e pensavo a mio padre morto, e a cosa avrebbe detto di quella situazione».

Patty Pravo si agitava?

«Nicoletta possedeva una presenza scenica rara e non solo sul palco; poi rispetto al canto non era perfetta, ogni tanto stonava».

Alla Rca c’era Lucio Dalla.

«Un istrione, uno dei più grandi e all’inizio veniva pure derubricato a coglione per certi atteggiamenti e per un fisico non proprio statuario. Alla Rca c’era un enorme montacarichi, serviva a spostare gli strumenti da piano a piano: lui spesso si sedeva lì dentro, in un angolo, e ci stava un tempo infinito, mentre la piattaforma saliva e scendeva. Gli serviva per riflettere».

Ha lavorato anche con Mia Martini.

«Che toppa ho preso. Non con lei, ma con Loredana Bertè; lei viveva con la sorella e con Renato Zero, come fratelli,
sempre insieme. Quando mi portarono Loredana per una sorta di provino, mi fissai sui suoi errori, giocava sui virtuosismi, andava su con le note e alla fine le consigliai di lasciar perdere, di puntare più sulla bellezza; in realtà in mezzo a due fenomeni come Renato e Mia mi sembrava impossibile ce ne potesse essere pure un terzo, era un
questione di casistica. Invece Loredana andò a Milano e la scoprì Mario Lavezzi».

 

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