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Il Bologna prende gol per Skorupski più che per la costruzione dal basso

I calciatori dovrebbero avere tutto il tempo, specie in fase di costruzione difensiva, di rendersi conto se attuare lo schema o farlo saltare

Il Bologna prende gol per Skorupski più che per la costruzione dal basso
Mp Bologna 28/05/2023 - Serie A / Bologna-Napoli / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: Lukasz Skorupski

Il primo gol del Napoli sembra fatto apposta per aprire una di quelle infinite discussioni (che sinceramente hanno rotto le palle quasi, e dico quasi, come la diatriba De Laurentiis / Spalletti) sui costi e benefici della costruzione dal basso.

Colgo, quindi, l’occasione per dire la mia.

La questione va affrontata in modo ben più laico, nel senso che è, questa in discussione, semplicemente una delle tante modalità con cui affrontare partite ed avversari, figlia dell’idea di chi pensa che avere la palla comporta meno rischi di subire il gioco avversario e di chi pensa, in declinazione di ciò, che sbattere la palla avanti verso le linee nemiche comporta la quasi certezza che questi stessi, in superiorità numerica nella zona dove va a cadere il pallone, oltre che agevolati dal fatto di riceverla di fronte, la facciano propria e tornino ad attaccarti come stavano facendo fino a 5 secondi fa.

Per dirla come quel vecchio saggio: se costruisco da dietro non improvviso, ma ciò che faccio è – e sarà – sempre frutto del lavoro tecnico/tattico di preparazione alla partita; se rilancio in avanti durante la pressione avversaria, scommetto alla cieca (chi ci arriverà sul pallone? E come? E cosa si produrrà da tutto questo).

Può piacere, può non piacere (a me sinceramente non piace tantissimo), ma la cosa va messa così.

Tutto questo per dire che l’errore di ieri sul primo gol del Napoli, se appunto si vuole analizzare l’azione e la fase di gioco in cui si è prodotto, non è figlio della costruzione da dietro, ma di un errore tecnico/tattico individuale del singolo giocatore, il quale, seppure introdotto in un’organizzazione di gioco chiamata a ripetere schemi soliti, pur sempre rimane un professionista che ha il dovere di capire quando quello schema è di impossibile “chiamata”.

Non si prende il gol perché il Bologna costruisce da dietro, ma si prende il gol perché Skorupski commette una serie di errori a prescindere, e cioè: i) si fa dare la palla al di fuori della zona della porta (e fin qui va bene: ciò serve ad evitare che in caso di stop sbagliato il pallone possa pericolosamente “danzare” in una zona pericolosissima), ma poi la ri-gioca ad un compagno che invece è posizionato proprio nella zona di luce “segnata” dai due pali della porta; ii) la gioca lì nonostante non si trovi immediatamente e fisicamente a presidiare, appunto, la sua porta in caso di errore del compagno; iii) la gioca lì con il suo piede debole, e cioè il sinistro (non a caso il Napoli con la sua pressione aveva orientato proprio la costrizione di tale giocata al portiere del Bologna), e ciò è cosa che si vede per come il pallone viene passato lento al compagno; iv) la gioca lì nonostante il suo compagno sia di spalle ai propri avversari che lo pressano e non abbia potuto ben identificarne i tempi di pressione; v) la gioca lì nonostante il primo giro palla sia andato male, così male da dover indurre il portiere del Bologna a calciare il pallone nello spazio (giocata con meno rischi possibile rispetto a quelli che ormai si erano creati), pulendo l’area e facendo così risistemare la difesa e la squadra intera.

La soluzione è, quindi, la solita: come non ci si dovrebbe approcciare alla singola modalità di costruzione dell’azione in modo stupidamente manicheo ed ideologico, così i calciatori dovrebbero avere tutto il tempo, specie in fase di costruzione difensiva (in cui per definizione si è in superiorità numerica rispetto agli avversari), di rendersi conto se attuare lo schema o piuttosto farlo saltare scegliendo una soluzione (la palla lanciata avanti) che in quel frangente abbatte i rischi.

Ad ogni modo, Osimhen – che come tutta la linea di prima pressione azzurra ha orientato, con la propria direzione di pressing, la giocata del portiere del Bologna proprio in quello spazio ed a quel compagno di difesa e che, come più volte detto quest’anno, corre più veloce del pallone che gira tra i piedi avversari – intercetta la palla e la mette in rete a porta (appunto) vuota.

Il secondo gol, sempre del fenomenale centravanti nigeriano, arriva da un’azione tipica del Napoli di quest’anno.

L’esterno difensivo basso (questa volta non Di Lorenzo, ma Bereszynski) non sta largo, ma si trova dentro al campo ad aumentare la densità di uomini per l’intercetto del pallone e la prima pressione sui portatori e riceventi palla del Bologna.

E bene fa, perché in quella zona intercetta un pallone giocato quasi in orizzontale tra due giocatori avversari.

Presa la palla, la porta e vede l’imbucata, e cioè lo spazio nella linea avversaria per recapitare la palla ad Osimhen, che a mio avviso fa una giocata da campione:  è girato di spalle alla porta per chiamare la palla al compagno e quasi far credere al suo marcatore diretto che si limiterà a giocarla di sponda a Zerbin che nel frattempo sta andando ad aggredire lo spazio esterno alto di destra.

Ed invece, non appena la palla gli rotola vicino, Osimhen (che aveva già tutto in mente) compie una improvvisa ed istantanea rotazione del corpo di 180 gradi che gli consente di girarsi da tutt’altra parte ed in tutt’altra postura del corpo e, così, di lasciar scorrere il pallone nello spazio ed averlo sul destro a tu per tu con il portiere avversario (passando quindi da una posizione spalle alla porta ad una posizione faccia alla porta), che “fulmina” agevolmente.

Il gol del 2 a 1 del Bologna si produce da un tiro da fuori (che a chi scrive non sembra affatto così velenoso, per quanto rimbalzi davanti a Gollini) che viene respinto proprio sui piedi dell’attaccante esterno del Bologna, il quale approfitta di una palese distrazione di Olivera (in fase di chiusura della diagonale difensiva) “passandogli dietro” ed avendo tutto il tempo (proprio per la bassissima velocità di pensiero e di reazione del difensore uruguaiano, che colpevolmente non sembra nemmeno essersi accorto di avere un uomo alle spalle) di calciare a rete a porta vuota.

Il gol del pareggio arriva su un colpo di testa effettuato su cross da calcio d’angolo, in cui se Bereszynski, come si dice da queste parti, salta una gazzetta (unità di misura in centimetri per misurare l’altezza dello stacco: il giornale è da intendersi piegato come quando lo si compra in edicola, n.d.r.) e si fa mangiare in testa dal proprio avversario, Juan Jesus (l’altro uomo del Napoli più vicino alla zona di stacco dell’avversario) sembra dal canto suo quasi non essersi nemmeno reso conto di quello che sta succedendogli intorno.

Dai, ne manca una e tutto è finito.

P.S. Ai detrattori di Luis Enrique consiglio sia di andare a leggersi i nomi/cognomi dei calciatori che ha allenato in questi ultimi 10 anni (non limitandosi a vincere la coppa del nonno), sia di mettersi a guardare il golf, sport che appare a loro più consono.

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