A Napoli, in estate, pareva il calcio fosse finito. Dopo nove mesi la rosa vale 629 milioni (CorSport)
Osimhen ha triplicato la sua quotazione, come Kim. Kvara l'ha decuplicata. Il club non ha avuto paura di perdere i suoi totem e ora la squadra è un giacimento

Uno dei tanti striscioni della scorsa estate contro De Laurentiis, questo per deridere e contestare l'arrivo di Kim
La rosa del Napoli ha moltiplicato il suo valore. Adesso vale in tutto 629 milioni, scrive il Corriere dello Sport. Da Osimhen che vale il 50% in più a Kvara decuplicato: il trionfo e le grandi prestazioni dei singoli lanciano il Napoli nel Gotha europeo. All’alba della rivoluzione estiva, la rosa del Napoli valeva 445 milioni di euro, ora tutto è cambiato.
“Victor Osimhen è stato un botto da mille e una notte, 49 milioni lanciati nel post-pandemia, poi quasi frantumati da Covid, lussazioni, commozioni cerebrali e fratture multiple al volto: sotto la maschera, adesso, c’è una star di livello internazionale che ha triplicato la propria quotazione e può garantire soprattutto sterline, al cambio un bel fattore”.
Il quotidiano sportivo ricorda ancora una volta le contestazioni di agosto, all’inizio del campionato. Quando attorno al Napoli c’era “un’incomprensibile cappa di veleni“. Poi Kvaratskhelia “cominciò a dribblare pure l’aria“. Costato 11 milioni e mezzo oggi ne vale almeno cento. E poi c’è Kim, costato 18 milioni, contro il quale i tifosi idearono lo striscione «tre pacchetti, dieci euro».
“però Kim ha mandato il cervello del calcio mondiale in fumo – possibile nessuno se ne sia accorto? – e quei diciotto milioni, solo una parte dell’incasso di Koulibaly dal Chelsea, sono triplicati e sono diventati 58, la somma della clausola che il Manchester United, quando vorrà, dovrà «bonificare» al Napoli per alzare il muro del Mostro ad Old Trafford”.
Pareva che dopo Dries Mertens e Fabian Ruiz, scrive il CorSport, “il calcio fosse finito“. E invece…
“Il calcio visto da Castel Volturno, il quartier generale della ricerca con un database che sembra infinito, è romantico ma non è prigioniero dei sentimenti, guai a innamorarsi dei simboli d’un tempo o anche di quelli più recenti: Dries Mertens e Fabian Ruiz rappresentavano l’incrocio tra due epoche, evaporate assieme, tra i rimpianti di chi in quella tormenta di caldo ha persino sudato freddo. Pareva che il calcio fosse finito. Il Napoli ci ha messo la propria strategia finanziaria, ha ceduto lo spagnolo al Psg, ha liberato il bilancio di due ingaggi sontuosi, poi ha reinvestito nella freschezza di Raspadori ed ha riscatto Anguissa, ignorato dall’Europa intera e diventato adesso un pezzo grosso, ma inavvicinabile. Questa squadra è un giacimento”.