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Tardelli: gli anni passano e il calcio continua ad aver paura di affrontare tifoserie arroganti e brutali

Su La Stampa. “I colpevoli siamo noi che commentiamo il calcio, che andiamo allo stadio e rimaniamo indifferenti, che non facciamo rispettare le regole”.

Tardelli: gli anni passano e il calcio continua ad aver paura di affrontare tifoserie arroganti e brutali
Db Torino 13/05/2014 - finale Europa League / Siviglia-Benfica / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Marco Tardelli

Su La Stampa Marco Tardelli scrive di razzismo negli stadi e di quanto è accaduto in Juventus-Inter di Coppa Italia, con le offese a Lukaku e la rissa a fine partita. Ormai è utopia, scrive, pensare di poter raccontare gli stadi pieni solo di tifosi che seguono i loro beniamini e che vogliono vedere le loro squadre del cuore lottare con coraggio fino alla fine rispettando l’avversario. Ormai si parla sempre di qualcos’altro.

“Utopia pura in Italia, lo so. Perché in questo benedetto Paese passano gli anni ma i problemi rimangono sempre irrisolti, si ha paura di fare il primo passo, paura di denunciare, paura persino di affrontare tifoserie che diventano sempre più arroganti e brutali. Quello che è accaduto tra Juventus e Inter è l’epilogo di una vergogna annunciata, annunciata visibilmente da episodi accaduti nelle giornate di campionato precedenti”.

Ovvero gli insulti della tifoseria romanista a Stankovic, la maglia del tifoso laziale Hitlerson, (“pessima, stupida, ignorante”) o i cori antisemiti della curva della Lazio “ripetuti in più occasioni e in più stadi“.

Ad essere colpevoli, continua Tardelli, sono quelli che il calcio lo seguono restando indifferenti a tutto ciò che li circonda e anche chi lo comenta.

“Ma la verità è che i colpevoli di tutto questo siamo noi. Noi che commentiamo il calcio, noi che andiamo allo stadio rimanendo indifferenti di fronte a quello che ci accade intorno, noi che non siamo in grado di porre regole chiare e
invalicabili e soprattutto non riusciamo a farle rispettare. Siamo noi incapaci di fare un primo passo verso la civiltà, noi che non riusciamo a urlare contro questa gentaglia. Ma se in tutto questo squallore anche gli attori protagonisti si alleano con il nemico tutto diventa molto più difficile ed impossibile da debellare”.

E chiude:

“No, io non ci sto più a girarmi dall’altra parte davanti ad una nuova pessima figura del calcio italiano nel mondo.
Non accetto che se ne parli per un paio di giorni e che poi non accada nulla perché come sempre…. “the show must go on”. Tutto questo non è più sopportabile, e se chi è preposto non fa, chi non lo è faccia”.

 

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