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Ottavio Bianchi: «Le radici di questo Napoli sono nelle idee di De Laurentiis»

Al Corsport: «è stato compiuto un capolavoro ma a parte Kim e Kvara sono giocatori che già c’erano, a conferma che è un lavoro di anni»

Ottavio Bianchi: «Le radici di questo Napoli sono nelle idee di De Laurentiis»
Former Italian football coach Ottavio Bianchi, who managed Maradona at SSC Napoli between 1985 and 1989, poses on April 20, 2023 in Bergamo . - When he was training, Diego Maradona "looked like Nureyev," recalled former technician Ottavio Bianchi, who managed the Argentine idol at Napoli between 1985 and 1989. (Photo by Vincenzo PINTO / AFP)

Ottavio Bianchi intervistato anche dal Corriere dello Sport (a firma Antonio Giordano), oltre che da La Stampa.

Ecco cosa dice al Corriere dello Sport l’allenatore del primo scudetto del Napoli nonché della Coppa Uefa del 1989.

Cosa l’ha colpito del Napoli?

«L’impossibilità di stabilire un peggiore, ammesso ce ne sia mai stato uno. Un Napoli che ha offerto un’immagine di sé forte e sicura, dentro una qualità altissima di calcio, tra prestazioni individuali e collettive che esaltavano il concetto di squadra. Il merito straordinario di Spalletti, semmai bisogna scegliere tra i tanti, è in quella espressione gioiosa».

Quando nasce il trionfo del Napoli?

«Molto più in là di questa stagione, direi nel 2004, dall’arrivo di De Laurentiis. Dalla profondità del progetto. Quest’anno si è compiuto un capolavoro, se penso a Kvara e a Kim, alla capacità di andarli a scovare e di crederci, perché mica era semplice; dal coraggio di rivoluzionare l’organico, perdendo giocatori divenuti simbolo di un periodo lungo. Ma le radici sono nelle idee della proprietà, che da ormai quindici anni o poco meno va in Europa, e che varie volte è andato vicino allo scudetto. Se frequenti il Grande Calcio con questa continuità, vuol dire che a guidarti lì è stata la competenza».

Quando si dice l’humus o la cultura?

«Io osservo con l’occhio del lavoratore di campo e prendo atto che è stata costruita una base tecnica di assoluto livello. È vero tutto ciò che ci siamo appena detti, e cioè il mercato e le intuizioni, ma gli otto o i nove undicesimi dei titolari appartengono al passato, sono acquisti sparsi nel decennio: Zielinski prima di Rrahmani e di Anguissa, Lobotka e Meret, Politano e Lozano, Osimhen e Mario Rui e aggiunga lei tutti gli altri. Nel calcio, direi nella vita, non ci si inventa dalla sera al mattino, c’è bisogno di stagioni per riuscire a fondere le varie nature. Poi ti capita un periodaccio, diciamo venti giorni maledetti, e qualcosa salta».

Dell’eliminazione del Napoli in Champions dice:

«Io penso che il Real Madrid e il Manchester City abbiano tirato un bel sospirone di sollievo nel momenti in cui il Napoli è uscito: perché una che gioca in quel modo è una preoccupazione e sapere che non la incontrerai è una preoccupazione in meno».

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