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Massimo Troisi rinuncia all’impegno pasoliniano perché non è nelle sue corde

Il film di Martone con l’aiuto di Anna Pavignano tra foglietti pieni di appunti, graffiti minimi di vecchie agende dell’artista napoletano

Massimo Troisi rinuncia all’impegno pasoliniano perché non è nelle sue corde

In questa iperinflazione di testi e docu su Troisi, nella ricorrenza dei sui 70anni, fatta quasi sempre di testi collazionati senza un filo conduttore, se non il criterio cronologico, spicca “Laggiù qualcuno mi ama”, il docu che Mario Martone ha scritto insieme ad Anna Pavignano e che ha ben diretto. Si parte da un ricordo che Martone ha di un incontro con il regista “così speciale Troisi” al Festival di Montpellier, perché lo stesso possa definire il cinema di Troisi come un movimento “fatto di accelerazioni, di vuoti e di pieni che davano forma alla vita”. E via nel ricordo della vicenda umana e professionale di Massimo Troisi aiutato dalle impressioni di Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino e Goffredo Fofi, ma con in primo piano i foglietti pieni di appunti di senso che Troisi ha lasciato ad Anna Pavignano, co-sceneggiatrice di molti film del genio di San Giorgio a Cremano.

Martone sostanzialmente vede la vicenda autoriale di Troisi come una ricerca sull’amore che si concluderà con l’approdo alla poesia ne “Il postino”. Ma quest’assunto di base è corroborato anche dalla vicenda vitale del comico, attore, autore, regista, che Martone riprende dai graffiti minimi di vecchie agende del nostro: da quegli appunti poetico-narrativi che disegnano un mondo ed inoltre da quelle musicassette dove la Pavignano ed un’amica interrogano un Troisi guru che da piccoli accadimenti della sua vita disegna una sua precisa poetica. Il Troisi politico? Sottotraccia: del resto oltre a brani di satira politica Massimo fa un solo gesto politico forte nella sua vita: quello di rinunciare alla comparsata di San Remo prima del lancio di “Ricomincio da tre”.

Ma Troisi è un Bartleby volontario: ama il Pasolini de “Gli scritti corsari”, ma poi rinuncia all’impegno quotidiano perché non nelle sue corde. Un film – quello di Martone e della Pavignano – più che summa di ricordi e di testimonianze su Massimo, pieno di fili di scrittura. E, forse, per raccontare un autore – pieno di scrittura come Troisi – quella era la sola chiave per rappresentarlo.

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