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Mancini: «In Serie A mi divertono Napoli e Atalanta. Raspadori ha doti uniche»

Al Messaggero: «Meret lo convochiamo sempre e lo apprezziamo, ma il titolare è Donnarumma. Convocare Insigne? Perché no? Può tornarci utile».

Mancini: «In Serie A mi divertono Napoli e Atalanta. Raspadori ha doti uniche»
Db Bologna 04/06/2022 - Uefa Nations League / Italia-Germania / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Roberto Mancini

L’Italia giocherà contro l’Inghilterra al Maradona, il 23 marzo. La partita è valida per la qualificazione a Euro 2024 in Germania. Il Messaggero intervista il commissario tecnico della Nazionale, Roberto Mancini. L’Italia ha seri problemi in attacco, a causa dei tanti infortunati. Mancini ne parla.

«I problemi sono seri. Immobile è ko, Raspadori in forse. Ci sono grossi interrogativi. I nostri attaccanti centrali, quasi tutti, hanno giocato pochissimo negli ultimi mesi. Non ne abbiamo uno che sia un titolare, fatta eccezione per Gnonto, impiegato un po’ di più nel Leeds e può agire da punta centrale. Ma per il resto, siamo messi male: pure Scamacca è reduce da un infortunio, Belotti gioca poco. In difesa e a centrocampo le soluzioni ci sono. E lì in attacco che abbiamo problemi ma non perché non ci siano talenti. Ma devono giocare. E non giocano».

Si aggrappa al recupero di Raspadori?

«Spero che riesca a fare in tempo. Raspa ha doti uniche».

Mancini parla di Zaniolo e della sua scelta di andare in Turchia.

«Gli ho detto anche io, quando ha chiesto il mio parere, di andare al Galatasaray, spero che giochi perché per noi è importante. Andare in Turchia era l’unica possibilità».

Insigne e Bernardeschi hanno speranza di poter tornare a essere convocati, vista anche l’emergenza? Mancini:

«Perché no? Lorenzo ancora è uno di quelli che può tornarci utile. Vedremo».

Donnarumma resta il titolare nonostante le sue difficoltà? Mancini:

«Gigio è il nostro numero uno, la gerarchia è questa. Meret lo abbiamo sempre chiamato e apprezzato ma il titolare è Donnarumma».

Mancini ricorda quanto accadde a Napoli nel 1982.

«L’emozione dello stadio gigantesco, avevo 16 anni e mezzo ed ero titolare nel Bologna. Ricordo pure il primo gol al San Paolo: era il 1984, il Napoli si salvò a fatica ma poco dopo arrivò Diego Maradona. Una volta Mantovani, forse scherzando, mi disse che Ferlaino lo aveva chiamato per portarmi a Napoli. E lui rispose: “Certo, a patto che facciamo uno scambio con Diego”».

Che pensava di Maradona?

«Un dono del dio del calcio».

Che differenza nota tra i calciatori ventenni di oggi e il Mancini di quell’età?

«C’era più passione. Il mondo è cambiato e il calcio era più bello: c’erano le bandiere, si restava per anni nella stessa squadra, non c’erano gli stadi vuoti. Oggi tutto si è raffreddato».

A Mancini viene chiesto quali squadre lo divertono di più:

«Napoli e Atalanta, City e Real e, nonostante i problemi, il Psg».

Oliver Glasner, il tecnico dell’Eintracht, ha detto che il Napoli non gioca all’italiana.

«Una roba vecchia di cento anni. Sono frasi fatte: non siamo così da tempo. Basti guardare come l’Italia gioca da qualche anno. Abbiamo un dna ben preciso».

C’è già nella sua mente l’erede di Bonucci? Mancini:

«Intanto viene con noi. Ed è pure riposato. Prima di pensare al suo successore c’è ancora un po’ di tempo».

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