Da ragazzo aveva un “potenziale pazzesco”, un “livello cognitivo superiore agli altri”, predisposizione al lavoro. Non ha bruciato le tappe, ma aveva le carte per farlo

Chi è veramente Fabian Ruiz? Se lo chiede L’Equipe, ricostruendo la storia dell’ex Napoli oggi al Psg. Inseguito dal Barcellona ma preso dal Betis, ha avuto problemi di crescita durante l’adolescenza che hanno messo in secondo piano, in qualche modo, il suo talento.
“In un’altra vita, Fabian Ruiz avrebbe avuto la traiettoria fulminea di un Gavi, originario del suo stesso villaggio andaluso, Los Palacios, arruolato dal Barça a 11 anni e integrato nella prima squadra a 16”.
L’Equipe raccoglie le dichiarazioni di Miguel Calzado, che cercò di reclutare Fabian al Siviglia ma che lo ritrovò al Betis.
«Quando Fabian era un bambino, abbiamo visto che aveva un potenziale pazzesco. Era molto dinamico, più di oggi, aveva un forte senso di posizionamento, duellava, aveva sia il passaggio corto che quello lungo, era già completo. Era al livello di giocatori come Gavi. Non ha bruciato le tappe come avremmo potuto pensare, ma aveva tutte le carte per farlo».
Quando aveva circa 9 anni, Fabian fu notato dagli osservatori del suo paese. Lo volevano il Barcellona e il Siviglia, ma alla fine la spuntò il Betis, offrendo alla madre di Fabian un lavoro da addetta alle pulizie nel club. Lei accettò subito, visto che era disoccupata e doveva crescere da sola tre figli. Calzado continua:
«Questa scelta dice tutto sull’educazione che sua madre ha trasmesso a Fabian. Altri avrebbero preso i soldi, lei preferiva un lavoro. Un modo per mostrare al figlio il valore del lavoro, che nulla è dovuto nella vita».
Calzado parla di Fabian:
«Chi gli è stato attorno evidenzia tutti i suoi valori umani. Un giocatore e un uomo da 10, per me è il più grande prodotto della cantera del Betis».
Dopo il Napoli, Fabian si è trasferito a Parigi, al Psg. L’avvio della sua esperienza in Francia è stato complesso, anche per via della lunga trattativa. Le sue recenti prestazioni positive contro Marsiglia e Nantes, scrive L’Equipe, suggeriscono però che stia iniziando a trovare la sua collocazione.
“Proprio come è accaduto ovunque sia stato: ha dimostrato una precoce capacità di adattamento”.
Quando era bambino, scrive il quotidiano francese, Ruiz era “un bambino piccolo e fragile, spesso il più piccolo delle squadre in cui ha giocato”. Poi, intorno ai 14 anni, è cresciuto all’improvviso. Il suo allenatore dell’epoca, José Tadeo, lo racconta.
«Guadagnò tra i 25 e i 30 cm in pochi mesi. Ebbe una stagione complicata, aveva perso la coordinazione dei piedi, la sua muscolatura non era pronta. Per riprendersi dallo shock dovette raddoppiare i suoi sforzi. Fabian era un ragazzo con un livello cognitivo superiore agli altri. Ha una vera predisposizione al lavoro. Si tratteneva anche dopo la fine degli allenamenti».
A 18 anni esordì nel Betis, poi è arrivato il Napoli, dove Fabian ha avuto come allenatori prima Ancelotti, poi Gattuso e infine Spalletti. Anche lì all’inizio ha avuto problemi di adattamento.
“Ancora oggi è impegnato in questa disciplina, tra sessioni aggiuntive nella sua palestra di casa o allenamenti rituali quotidiani durante le vacanze con il suo preparatore personale. Perché la bella storia non è finita. E’ sotto contratto al Psg fino al 2027, incarna il rinnovo della nazionale spagnola, con cui ha vinto l’Europeo del 2019. Con il titolo di miglior giocatore del torneo”.