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A Napoli lo scudetto è una occasione di lucro senza fisco né Siae (Gazzetta)

Scrive Dotto: altro che scaramanzia, producono di tutto. Resiste il solo monaco luddista Spalletti nella cella di Castel Volturno

A Napoli lo scudetto è una occasione di lucro senza fisco né Siae (Gazzetta)
A general view shows cutout photos of Napoli's players, flags and scarves decorating a street in the Quartieri Spagnoli district of Naples on March 16, 2023. - An incredible 18 points clear at the top of Serie A, it's surely only a matter of time until southern Italy's biggest club win the Scudetto for the first time since 1990, when Diego Maradona was still strutting his stuff in sight of Mount Vesuvius. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Sulla Gazzetta dello Sport, Giancarlo Dotto firma una pagina dedicata ai preparativi per la festa dello scudetto del Napoli. Ormai i festeggiamenti impazzano ovunque: magliette, striscioni, bandiere. Tutta la città è contagiata dalla voglia di festeggiare il primato in classifica in Serie A dopo 33 da Maradona.

La festa a Napoli impazza soprattutto nei quartieri popolari

«Quella cosa là» si continua a dire, anche se la parola “scudetto” ha smesso di essere tabù nei quartieri popolari dove se ne fottono davvero della scaramanzia, dove corni e amuleti sono da sempre, come i babà, facili occasioni di lucro per turisti dal palato facile. C’è poco da fare i sofistici. Ci sono milioni di gadget da inventare, da stampare e da vendere. La macchina è partita da un pezzo. Non esiste una centrale di controllo, ma tante piccole e molto “libere” imprese che, fuori dalla grazia di Dio e dalla disgrazia del Fisco e della Siae, hanno cominciato a produrre di tutto con lo scudetto già impresso: magliette, sciarpe, cappellini, bandiere, portachiavi, tazze, statuine, il mister e Kvara, con e senza aureola”.

Forse solo Vomero e Posillipo restano più legati alla scaramanzia. E naturalmente Castel Volturno, patria del monaco luddista Luciano Spalletti.

“Il sopracciò della iella eduardiana («Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male») resta, strano solo in apparenza, patrimonio di certa borghesia erudita del Vomero e di Posillipo. Per tutt’altri motivi resiste nella cella di Castelvolturno del monaco luddista Luciano, l’Irriducibile del basso profilo, il genio truccato da contadino, che aspetta da troppo tempo questa strameritata pagina della sua biografia ancora mai scritta. Comprensibilmente ostile, lui, alle sinistre risonanze di una festa che suona minacciosa per quanto smodata, per quanto anticipata”.

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