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Jordi Cruyff: «Già mio padre se ne fregava degli schemi, oggi vinci solo se sei veloce»

“Ferguson era un manager, pianificava le partite con due o tre settimane di anticipo. Mio padre palleggiava e diceva ‘fate così’. Non sempre ci riuscivamo”

Jordi Cruyff: «Già mio padre se ne fregava degli schemi, oggi vinci solo se sei veloce»
FOOTBALL - Manchester United ManU v Barcelona. The European Cup Winners Cup Final, 15/05/1991. Johan Cruyff the Manager of Barcelona. PUBLICATIONxNOTxINxUKxBRA Football Manchester United ManU v Barcelona The European Cup Winners Cup Final 15 05 1991 Johan Cruyff The Manager of Barcelona PUBLICATIONxNOTxINxUKxBRA

Jordi Cruyff, prima di accasarsi definitivamente alla direzione sportiva del Barcellona è stato (e lo sarà sempre) il “figlio di” Johan. Giocatore, allenatore, dirigente. Ha girato il mondo: Inghilterra, Ucraina, Malta, Cipro, Israele e Cina. Infine, appunto il Barca che adesso affronta nei sedicesimi di finale di Europa League il “suo” Manchester United. Un incrocio di ricordi che tira fuori qualche aneddoto, raccontato a Marca e El Paìs.

Cantona, tanto per cominciare.

“Per gli estranei, era introverso. Ha dato rispetto alla gente. Ma poi… ricordo a noi tre o quattro ragazzini ci veniva a prendere in albergo per portarci all’allenamento. Non ti aspetti una cosa del genere da Cantona. Più che un autista, era un amico. Era interessato a noi, a rendere le nostre vite un po’ più comode. Penso di essere stato il primo a sapere che si sarebbe ritirato. C’era stata una partita qui a Barcellona e durante il viaggio di ritorno a Manchester abbiamo fatto una scommessa su chi di noi avrebbe lasciato prima lo United. A fine stagione si è ritirato. È stato uno shock per tutti”.

Jordi ha avuto come primi allenatori il padre, e Ferguson…

“Ci sono cose che a 20 anni non mi sembravano logiche e oggi mi rendo conto che le vedevano prima di chiunque altro. Ferguson, ad esempio, pianificava le partite con due o tre settimane di anticipo. Veniva e ti diceva: non giocherai queste due partite, ma la terza sì. Preparati. E io gli gli rispondevo: e se quello che gioca al mio posto fa due triplette? Sarà un mio problema, rideva lui. Dovevi allenarti bene, ma lui cercava armi diverse per battaglie diverse”.

Ferguson era un manager e mio padre era un allenatore. Alex si è preso cura di tutto e mio padre si è preso cura di alcune cose che erano molto importanti per lui come una scala salariale adeguata. Mio padre era essenzialmente un allenatore di erba. Prendeva la palla al balzo e ti diceva: voglio che tu faccia questo e questo. Lo faceva lui e tu pensavi: se lo fa un 50enne, possiamo farlo anche noi. E non ci riuscivamo sempre. Ferguson non prendeva la palla ma ti insegnava comunque qualcosa”.

Cruyff spiega anche la difficoltà del Barcellona di adattare il suo dna al gioco moderno: addio possesso palla.

“Al giorno d’oggi, qualunque cosa tu voglia fare, falla in fretta. Se dobbiamo fare quattro tocchi, fallo velocemente. Se dopo un recupero fai un passaggio in avanti, che non significa contropiede, fallo velocemente. Questo fa molta differenza. Forse tra cinque anni ci saranno altre regole. Il calcio è mutevole. Se vuoi vincere, devi adattarti. Oggi non puoi giocare in nessun altro modo. Mio padre amava il calcio veloce. Preferiva giocare a un tocco piuttosto che a cinque. Mio padre non giocava sempre con il 4-3-3. Tante volte ha usato il 3-4-3 con il rombo al centro del campo. Era multisistemico. Quando l’avversario giocava con un solo attaccante, usava due difensori. Se mettevano due attaccanti, lui rispondeva con tre difensori centrali. Non era preoccupato per il sistema, era preoccupato per gli spazi. Ciò che è cambiato è che nel calcio i giocatori non smettono di muoversi. Quindi che fai? Devi fare velocità per generare un calcio allegro e offensivo”.

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