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Il Napoli shining, la squadra luccicante e consapevole

Ha grande qualità ma è anche estremamente pratica. Spalletti ha avuto gli elementi giusti per il suo calcio, la coerenza progettuale ha pagato

Il Napoli shining, la squadra luccicante e consapevole
Mp Empoli 25/02/2023 - campionato di calcio serie A / Empoli-Napoli / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: Victor Osimhen

Elogio della solidità

I dati che colpisccono – che devono colpire – di Empoli-Napoli 0-2 riguardano i tiri e i tiri in porta scoccati dalla squadra di Paolo Zanetti. Sono, rispettivamente, 9 e 2. Se andiamo a scomporre e sviscerare ulteriormente queste due cifre, già abbastanza significative da sole, scoperchiamo un mondo: allora, intanto 3 dei 9 tentativi dell’Empoli sono stati respinti o deviati dai difensori del Napoli; e poi va detto che 6 di queste 9 conclusioni sono arrivate da fuori area.

Infine, c’è il fattore tempo: il primo tiro in porta dell’Empoli è arrivato al minuto 19′, e stiamo parlando della gran botta tentata da Henderson e deviata da Meret. La conclusione in porta numero due della squadra di Paolo Zanetti è arrivata al minuto 94′. Grazie a Grassi, uno degli ex di giornata. Vale a dire, 27 minuti dopo l’espulsione di Mário Rui. Per completare il discorso: nella mezz’ora scarsa giocata in superiorità numerica, l’Empoli ha messo insieme solo un tiro: quello di Grassi, appunto. A partita già abbondantemente finita.

Tutto questo per dire che il Napoli torna da Empoli con l’ennesima certificazione della propria forza. E stavolta questa forza non parte dall’attacco, nel senso che non si esprime attraverso l’efficacia e la spettacolarità della fase offensiva. È l’esatto contrario: il Napoli visto allo stadio Castellani ha offerto un’incredibile prova di solidità. Di concentrazione. Di attenzione difensiva. Al punto che pure in dieci, dopo l’espulsione di Mário Rui, la squadra di Spalletti non ha mai sofferto il gioco dell’Empoli.

La certezza che questa sia la notizia più importante arrivata dalla Toscana risiede nel fatto che lo scorso anno, tra le varie avversarie in Serie A, il Napoli soffriva di più quelle che sapevano cosa fare con la palla tra i piedi. Che avevano una struttura tattica, un piano da seguire e le capacità tecniche per trasformare questo piano in gioco. L’Empoli, in questo senso, fu un avversario terribile: non a caso, portò via sei punti agli azzurri. Quest’anno le cose sono molto, molto cambiate. Vediamo perché.

Cambio di fascia

La prima scelta significativa di Spalletti è quella che riguarda l’esterno destro d’attacco: a sorpresa, infatti, il tecnico del Napoli ha deciso di non fare turn over e di riconfermare Hirving Lozano. Dal punto di vista puramente statistico, si è trattata di un’idea azzeccata: l’esterno messicano ha accumulato 3 dribbling riusciti e 6 cross tentati, ha creato 3 occasioni da gol e ha anche messo insieme 6 eventi difensivi. Questo ottimo rendimento è dipeso direttamente dall’impostazione tattica varata da Spalletti: piuttosto che creare gioco e quindi spingere sulla fascia di Kvaratskhelia e Mário Rui, stavolta il suo Napoli si è spostato sull’altra fascia. Lo dicono i numeri: secondo le rilevazioni di Whoscored, gli azzurri hanno costruito il 43% delle manovre in quella zona di campo.

In alto, tutti i tocchi di Lozano. Sopra, invece, tutti i palloni giocati da Kvaratkhelia. C’è una differenza netta, che spiega come e perché il Napoli abbia sviluppato il suo gioco soprattutto a destra.

Spalletti ha pensato e agito in questo modo per mettere in difficoltà l’Empoli: la squadra di Zanetti, infatti, ama attaccare soprattutto a sinistra, con Parisi; e poi ha una disposizione tattica – il 4-3-1-2 con centrocampo a rombo – che, proprio strutturalmente, fatica a contenere gli avversari sulle fasce laterali. Banalmente, il fatto che questo sistema di gioco non prevede esterni di centrocampo o d’attacco finisce per causare degli scompensi sulle corsie. Il Napoli – o meglio: Spalletti – ha scelto di sfruttarle spostando il gioco e insistendo sul lato in cui c’era l’esterno più bravo a garantire ampiezza, ma anche ad attaccare la profondità.

In due momenti diversi, si vede come la struttura 4-3-1-2 dell’Empoli lasci ampio spazio di manovra ai terzini. Di conseguenza, l’esterno offensivo è praticamente uno contro uno con il terzino di parte.

Victor Osimhen

L’altro meccanismo su cui Spalletti ha impostato la partita è ovviamente il lancio in profondità, per Victor Osimhen. Per il Napoli, la palla in verticale a cercare il suo centravanti è un’arma dal valore incalcolabile, e non a caso a Empoli il dato sui passaggi lunghi è largamente favorevole agli azzurri di Spalletti (54-34). Anche questa scelta, per quanto vista e rivista in tantissime partite della stagione, va comunque fatta risalire all’atteggiamento dell’Empoli: Zanetti, infatti, ha impostato una fase passiva per blocchi bassi ma non troppo schiacciati, cioè ha lasciato che i suoi uomini tenessero un baricentro non altissimo (42 metri) ma non che la difesa si schiacciasse molto. Insomma, c’era sempre un certo spazio tra Vicario e i suoi centrali. E quello è lo spazio dove Osimhen ama galleggiare. È lo spazio in cui i suoi compagni lo cercano di default, e l’hanno fatto anche a Empoli.

La classica posizione di Osimhen mentre i compagni impostano da dietro: in mezzo ai due centrali avversari, pronto allo scatto in profondità

Dopo i primi minuti di assestamento, il Napoli ha iniziato ad alternare il gioco in ampiezza sulla destra e la palla diretta verso Osimhen, alle spalle della difesa dell’Empoli. È così che ha messo sotto stress la fase di non possesso di Paolo Zanetti. È così – proprio con un’ azione sviluppatasi sulla destra – che ha conquistato il calcio d’angolo da cui è scaturito l’autogol di Ismaili. Insomma, alla squadra di Spalletti è “bastato” alzare il proprio ritmo per portare l’avversario a subire il gol. È un discorso di inerzia, è come se gli azzurri – ieri vestiti di bianco – avessero costretto i loro avversari a cedere. A piegarsi sotto il loro peso, sotto la loro forza.

Piccola ma necessaria digressione sui calci d’angolo

Fin dal primo corner a favore del Napoli, sotto vediamo il frame, l’Empoli ha scelto di costruire un castello difensivo che, in pratica, permetteva a Kvaratskhelia di restare solo, indisturbato, al vertice dell’area di rigore. Vale a dire in posizione perfetta per poter addomesticare la seconda palla, guardare l’area di rigore e poi scegliere cosa fare della sfera. In occasione del primo gol, l’esterno georgiano ha potuto servire Zielinski con un cross a giro morbidissimo, talmente preciso da apparire lentoprevedibile, e invece era telecomandato. In occasione del secondo gol, come delle vere volpi, i battitori del Napoli – Zielinski e Mário Rui – hanno duettato al piede e poi hanno servito Kvara, sempre appostato in quella zona. Sempre solo, libero da marcature. Tiro sul secondo palo, respinta corta di Vicario e tap-in di Osimhen. Anche questa, in fondo, è tattica calcistica: battere i corner in modo da sfruttare gli errori avversari.

Cosa vi ricorda quella posizione di Kvaratskhelia? Sì, esatto.

Modalità gestione (ma non solo)

Dopo il gol dello 0-2, il Napoli ha attivato la modalità gestione. Del pallone, del tempo, quindi delle energie. Nel caso della squadra di Spalletti, però, questo modo di governare il gioco cammina su un filo molto sottile. Guardate, infatti, cosa succede pochi secondi dopo il raddoppio di Osimhen:

Pressing fortissimo

Nelle interviste del postpartita, Luciano Spalletti ha elogiato i suoi giocatori proprio in questo particolare aspetto del gioco, per la loro «voglia di andare addosso agli avversari». È questo il filo molto sottile di cui abbiamo parlato prima: pur nell’ambito di un approccio tattico meno aggressivo, il Napoli non smette mai di pensare al pressing, di annusare quelle che potrebbero essere le occasioni migliori per andare addosso agli avversari, appunto, e sottrargli il possesso palla. È un meccanismo tattico ma anche mentale che Spalletti ha insegnato e imposto fin dall’anno scorso, e continua a pagare i suoi dividendi: anche a Francoforte, infatti, un’azione del tutto simile ha portato al gol di Osimhen annullato per fuorigioco. Anche in quel caso, ironia della sorte, era passato pochissimo da un gol segnato dagli azzurri.

È questa la caratteristica che rende unico e fortissimo e quindi ingiocabile – per tutti gli avversari che non sono alla sua altezza, la stragrande maggioranza in Serie A – il Napoli 2022/23: la squadra di Spalletti può cambiare pelle e forma e persino il modo di pensare in meno di un secondo. Non è liquida, è a un livello successivo, più alto: è eterea, inafferrabile perché sempre illeggibile. In questo senso, un’altra prova di forza – anzi: si può dire una vera e propria masterclass – è arrivata dopo il cartellino rosso sventolato a Mário Rui. Quando Spalletti ha dovuto rimescolare le carte tattiche.

L’Empoli a specchio

L’espulsione di un terzino e l’inevitabile ingresso di un altro terzino sono stati gestiti da Spalletti in modo particolare. Anche perché il Napoli, prima di rimanere in dieci, non aveva fatto ancora cambi. Così il tecnico toscano ha deciso di cambiare sistema di gioco. Di rinunciare agli esterni. Sul prato del Castellani, il Napoli si è disposto a specchio con l’Empoli: Olivera nello slot di Mário Rui; centrocampo a tre composto da Anguissa, Lobotka e Zielinski; Elmas alle spalle di Osimhen.

Il rombo del Napoli

In questo frame, si vede chiaramente, il macedone assolve il compito di marcare il centromediano avversario. Di inibire la costruzione arretrata della squadra di Zanetti. L’Empoli, in pratica, avrebbe voluto accentuare la sua tendenza a giocare in verticale, quella tendenza per cui fin dai primi minuti ha sempre cercato di muovere prima il pallone tra le linee, alla ricerca degli attaccanti, per poi spostarlo sugli esterni, soprattutto dalla parte di Parisi. Con il cambio di sistema e il rinfoltimento a centrocampo, Spalletti ha inibito proprio questo. Ha spinto i giocatori dell’Empoli verso i lati del campo, un po’ come fanno i pugili quando costringono il proprio avversario alle corde. E lo tengono lontano dal centro del ring.

Non a caso, viene da dire, Paolo Zanetti ha inserito un esterno offensivo puro – Marko Pjaca – per cercare di dare maggiore ampiezza al gioco. Ma l’identità dell’Empoli era e resta profondissima, al punto che il croato ex Juventus – così come Vignato, anche lui un esterno offensivo – ha potuto offrire un contributo poco più che impalpabile. Anzi, negli ultimi minuti è stato il Napoli a costruire le occasioni da gol più nitide. Sono i numeri a dirlo: come detto in apertura, dopo l’espulsione di Mário Rui e fino al fischio finale l’Empoli è riuscito a scoccare un solo tiro verso la porta avversaria.

Per la squadra di Spalletti, invece, le conclusioni tentate nello stesso lasso di tempo sono state ben 7. Su 3 di queste – Osimhen dopo un altro recupero palla in zona avanzatissima, Simeone e poi Gaetano – solo altrettanti interventi importanti di Vicario hanno tolto al Napoli il terzo gol. Un terzo gol che sarebbe stato più che meritato, alla luce di quanto visto in campo.

Conclusioni

Dal punto di vista tattico, Empoli-Napoli ha dato conferme e suggerito novità. Le conferme sulla solidità difensiva sono quelle più importanti, considerando anche l’ampio vantaggio accumulato in classifica: grazie ai 15 punti in più rispetto all’Inter, la squadra di Spalletti può pensare di giocare alcune partite per non perdere. Il fatto che abbia subito tre soli gol in dieci gare disputate nel 2023 tra campionato e Champions League, in questo senso, è una garanzia enorme. E lo stesso discorso vale pure per il ritorno della sfida di Champions contro l’Eintracht.

Allo stesso modo, però, le continue innovazioni portate da Spalletti – lo “spostamento a destra” e anche il nuovo modulo varato dopo l’espulsione, per quanto emergenziale – rappresentano un’ulteriore assicurazione sul futuro del Napoli. Sul fatto che questa squadra continuerà a crescere, a scoprire e a fare nuove cose. A dover interpretare nuove soluzioni per vivacizzare e rendere più efficace la fase offensiva. In questo senso, forse il tecnico toscano si sta rivelando fin troppo conservatore con le rotazioni. Ma è vero pure che la forma dei giocatori che vanno in campo è davvero straordinaria. Sarebbe un delitto non sfruttarla, ecco.

Il Napoli, insomma, si presenta al filotto dei tre big match in casa – Lazio, Atalanta ed Eintracht – nelle migliori condizioni possibili. È una squadra luccicante ma anche consapevole. Ha grande qualità ma è anche estremamente pratica. Il fatto che abbia sconfitto un fantasma del recente passato – intendiamo l’Empoli – con l’autorità mostrata ieri, anche in dieci uomini, è un’ennesima conferma del salto di qualità fatto dai giocatori. E anche da Spalletti, a cui sono stati affidati degli elementi giusti per un certo tipo di calcio. Il suo calcio. I risultati di questa scelta, di questa coerenza progettuale, sono sotto gli occhi di tutti.

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