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Bagnaia: «Ho imparato tanto da Rossi senza mai copiarlo»

Al Venerdì di Repubblica: «Sono troppo giovane per essere un riferimento per i ragazzi ma mi sento di dirgli “Siate onesti”»

Bagnaia: «Ho imparato tanto da Rossi senza mai copiarlo»
Valencia (Spagna) 06/11/2022 - gara Moto GP / foto Ufficio Stampa Moto GP/Image Sport nella foto: Francesco Bagnaia

In una lunga intervista rilasciata al Venerdì di Repubblica, il pilota e campione del Mondo di Moto Gp Bagnaia è stato interrogato a lungo sul parallelismo tra lui e Valentino Rossi. Queste le parole di Bagnaia:

«Ho imparato tanto da lui, ma non ho mai cercato di copiarlo. Anche perché sarebbe stato impossibile. Meglio essere se stessi, senza rimorsi. Ho preso la mia strada, sottovoce. E se non sono abbastanza personaggio, pazienza. Magari lo diventerò, un giorno: ma è davvero così importante? La cosa che per me conta è andare forte sulla moto. Vincere. E poi, sono fortunato. Felice. Direi che può bastare».

Rossi, che tipo è?

«Esuberante, simpatico, aperto con tutti, divertente. La battuta sempre pronta, gli scherzi. Romagnolo. Io sono più chiuso, riservato. Piemontese. Preferisco stare zitto, osservare. Riflettere».

In 26 stagioni di motomondiale, il Doc ha fatto collezione di “nemici” e battaglie: Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo, Marquez, mille altri. Bagnaia, invece ha nemici solo in pista e poi si torna tutti amici

Valentino ha vinto tutto, tranne in quelle due sciagurate stagioni con la Ducati. Mentre tu sembri essere nato sulla moto di Borgo Panigale: un italiano campione del mondo con un gioiello italiano, 50 anni dopo Agostini e la MV Agusta

«Momenti diversi. Quando sono arrivato io, la Rossa era in crescita. Però aveva ancora problemi con le gomme, non girava bene in curva. Mi sono subito messo a dialogare con meccanici e ingegneri: perché il successo è sempre una combinazione di cose, un gioco di squadra. In fondo, sono solo quello che porta la moto all’arrivo. È andata bene, o no?».

Benissimo: sette gran premi vinti nel 2022, una rimonta che a metà campionato pareva impossibile. Quartararo aveva 91 punti di vantaggio.

«Ho dubitato una notte, non più. Il mattino seguente sono tornato a lavorare duro. Senza perdere tempo in chiacchiere o scuse. Non c’è bisogno di urlare, per farsi sentire: bastano i fatti»

Oliviero Toscani sostiene che gli sportivi dovrebbero impegnarsi pubblicamente, per provare a fare di questa società un posto migliore:

«Ha ragione. Apprezzo Lewis Hamilton, un campione schierato contro il razzismo e per i diritti dei più deboli. Ma io sono ancora giovane, mi sento immaturo sotto tanti punti di vista: non credo di poter essere un riferimento, non è il momento. Posso però mandare dei messaggi positivi ai ragazzi: uno di questi è essere trasparente, sincero, onesto in tutto quel che faccio. A costo di non piacere. L’ho imparato da Valentino, che non ha mai voluto essere a tutti i costi un personaggio. A lui è riuscito così, naturalmente».

Allora in qualcosa vi assomigliate:

«Lui ha vinto nove mondiali, è una leggenda. Io sono a quota due (il primo vinto in Moto2 nel 2018, ndr). Ma posso permettermi di dire che abbiamo la stessa sensibilità alla guida? Alcune volte è un vantaggio, in altre forse servirebbe più “ignoranza”. E poi, la determinazione: anche io non mi arrendo mai». 

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