ilNapolista

La dinasty Agnelli sta appassendo velocemente, deve difendere l’onore in tribunale

Andrea era già stato graziato dalla Procura di Torino ai tempi della inchiesta sulla ‘Ndrangheta e la curva della Juve

La dinasty Agnelli sta appassendo velocemente, deve difendere l’onore in tribunale
Db Reggio Emilia 19/05/2021 - finale Coppa Italia / Atalanta-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli-John Elkann

E il fiore all’occhiello dell’Italia delle “dinasty” imprenditoriali sta appassendo velocemente. Gli Agnelli che per metà o poco meno del secolo scorso avevano le prime pagine dei rotocalchi ma anche dei grandi giornali, oggi devono difendere l’onore in Tribunale e sugli spalti di calcio.

Uno come l’Avvocato poteva contare sull’amicizia della classe dirigente al potere in Occidente, in quegli anni Settanta e a seguire, come il potente segretario di Stato americano Henry Kissinger. Gianni Agnelli non sarebbe certo contento oggi nel vedere i nipoti arrosolare sul fuoco dei sospetti e delle complicità. Andrea, figlio del fratello di Gianni, Umberto, era stato graziato dalla Procura di Torino ai tempi della inchiesta sulla ‘Ndrangheta e la curva della Juve. Incontrava il mafioso, Rocco Dominello, il presidente della Juve. Ma non sapeva che il capo ultrà fosse esponente delle ndrine della piana di Gioia Tauro.

Loro, i nipoti, si sono avvitati su se stessi, incapaci di fronteggiare le intemperie della vita. È vero, nelle intercettazioni della Procura di Torino che questa volta ha cercato addirittura di far notificare una misura cautelare (negata dal gip) al presidente della Juve, Andrea Agnelli, si fa riferimento alle difficoltà provocate dalla pandemia ma proprio il presidente Agnelli confessa a Maurizio Arrivabene, allora amministratore delegato della Juve, che era stata “ingolfata la macchina con ammortamenti e soprattutto la merda, perché è tutta la merda che sta sotto che non si può dire”.

Che il tifo annebbi la vista è risaputo. Ma le parole “confessorie” degli amministratori e dirigenti della Juve sono ammissioni di responsabilità. C’è un passaggio delle motivazioni della Corte federale d’appello che lascia intendere come a tutti i livelli, dirigenti e amministratori della Vecchia Signora, sapessero “dell’artificiosità del modus operandi della società stessa”.

Insomma, come è caduta in basso la società che fu dei Boniperti e Gianni Agnelli. Vero, c’è stata Calciopoli. Ma allora, il cancro della corruzione nuotava nel grande oceano delle opportunità “esterne”. Oggi, l’inchiesta torinese racconta che il cancro sta divorando dall’interno la Juventus. Scrivono i giudici: “I bilanci della FC Juventus Spa, cui la Consob fa riferimento, semplicemente non sono attendibili”.

È vero, chi la storia la conosce, sa benissimo per esempio che alla Fiat dell’Avvocato fu regalata nei fatti l’Alfasud di Pomigliano d’Arco. Questo per dire anche dell’affidabilità della società di Corso Marconi. Ma oggi come può essere credibile una famiglia, quella Agnelli-Elkann, quotata in Borsa che presenta bilanci inattendibili?

Ci sono manovre in corso per attutire il terremoto in corso. Ora la Cassazione sportiva dovrà valutare il ricorso che presenteranno i dirigenti e la Juve. Non potrà entrare nel merito della condanna di 15 punti di penalità alla squadra. Semmai annullare la decisione per vizi di forma.

Ma i giudizi scritti nelle motivazioni dei giudici sono scolpiti sulle pietre. E le intercettazioni atti di accusa inequivocabili. Che dire di quell’affermazione captata mentre i due cugini, John Elkann e Andrea Agnelli, discutono: “La direzione sportiva (il riferimento è a Fabio Paratici, ndr) si è allargata con eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze”.

Lo avessero detto due funzionari della Juve, passi pure. Ma uno è l’imprenditore di riferimento, l’altro è il presidente della Juve. Come si fa ad essere credibili nel momento in cui si dichiarano impotenti e incapaci a correggere le storture di una direzione molto ma molto discutibile?

ilnapolista © riproduzione riservata