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Dani Alves, le confessioni agli altri detenuti e la partita di calcio in carcere: «il Dani che è qui è un altro»

Su La Vanguardia. Riservato e pacato, parla spesso dei cani, gatti e porcellini d’india che ha lasciato a casa e dice: «Niente mi spaventa».

Dani Alves, le confessioni agli altri detenuti e la partita di calcio in carcere: «il Dani che è qui è un altro»
Tblisi (Georgia) 11/08/2015 - Supercoppa Europea / Barcellona-Siviglia / foto Imago/Image Sport nella foto: Dani Alves

La Vanguardia racconta la prima partita di pallone di Dani Alves nel carcere di Sant Esteve Sesrovires, giovedì scorso. Scrive che il racconto proviene da diverse fonti, ufficiali e non, sia dentro che fuori dal carcere. Ci sono anche alcune dichiarazioni del giocatore, detenuto per stupro. Non gode di trattamenti di favore né di misure di eccezione. La Vanguardia racconta ciò che Alves dice agli altri detenuti, che restano anonimi perché la direzione del carcere ha minacciato sanzioni per qualsiasi fuga di notizie dall’interno dell’istituto penitenziario.

«Il calciatore è stato lasciato fuori, il Dani che è qui è un altro».

La Vanguardia lo descrive come “molto pacato, riservato, di poche parole”, che “non esterna troppe emozioni”. Alves ha spiegato in questi giorni di essere pienamente consapevole di dove si trova e di cosa potrà succedere d’ora in poi se il ricorso che i suoi nuovi avvocati stanno preparando davanti al Tribunale di Barcellona non dovesse avere successo.

«Accetterò qualunque cosa accada. Ho lasciato casa quando avevo appena 15 anni. Ho superato nella mia vita situazioni molto difficili e complicate. Questa sarà un’altra che passerà. Niente mi spaventa».

Ha parlato anche dell’accusa che gli è mossa, della sua casa, della sua famiglia. Parla molto dei cinque cani, quattro gatti e due porcellini d’india a cui è molto affezionato.

“Giovedì a mezzogiorno, Alves ha deciso di giocare una partita di calcio con i suoi compagni di squadra. La prima volta che aveva toccato la palla da quando era arrivato in carcere. E l’aspettativa era tale che non ci è voluto molto perché la voce si diffondesse. Funzionari, professionisti esterni, personale dirigente e tutti i detenuti del modulo attiguo hanno fatto capolino con discrezione, attaccandosi al vetro per non perdersi nulla dello spettacolo”.

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