Lyles: «Jacobs è il numero uno in Europa, nel mondo è un’altra storia. Un timido non vincerà mai»
Il velocista Usa al Corsera: «Ho preso gli antidepressivi per eliminare i pensieri bui. Vincere va a smuovere cose profonde. L'eccellenza non è per tutti»

USA's Noah Lyles reacts after winning the men's 200m final during the World Athletics Championships at Hayward Field in Eugene, Oregon on July 21, 2022. (Photo by Ben Stansall / AFP)
Noah Lyles intervistato dal Corriere della Sera. Il velocista americano che sui 200 metri ha fermato il cronometri a 12 centesimi dal record di Usain Bolt: 19 e 31. Farà anche i cento metri.
«Il vero piano al Mondiale era correre i 200 in 19”10. Era il tempo che io e il mio terapista avevamo in mente. Non ci sono riuscito ma mi sono comunque lasciato il resto del mondo alle spalle».
A proposito di terapista. Lei non ha avuto vergogna a parlare di depressione, psicofarmaci, salute mentale nello sport.
«Due anni fa ho deciso di prendere antidepressivi per essere di nuovo in grado di pensare senza avere in testa la venatura nera che dice: niente importa. Vincere va a smuovere cose profonde. Ci sono tanti atleti forti, però l’eccellenza non è per tutti perché non tutti la sanno reggere».
«Sono stato nominato l’influencer Under 30 più seguito d’America. Più dei giocatori di basket e football. Il cellulare mi è esploso di messaggi. Forse sto facendo qualcosa di buono e utile per fare uscire l’atletica dalla bolla dello sport. Oggi ci sono persone che mi fermano per ringraziarmi del mio servizio… What? Non combatto per il mio Paese, non sono un soldato in guerra ma grazie. Mi dicono: mi hai fatto piangere di gioia. E io mi confondo, mi commuovo, perché non ero abituato a essere riconosciuto dal grande pubblico ma mi sento molto patriottico, il mio mestiere è andare veloce e cerco di farlo al meglio».
Jacobs sui 100 nel 2023 sarà un avversario battibile?
«Io e mio fratello Josephus studiamo sempre i nostri avversari. Occorre essere umili per farlo: c’è sempre qualcosa da imparare, quasi da tutti. Jacobs viene da una stagione piena di infortuni, fa parte del gioco. L’ho visto vincere l’oro all’Europeo di Monaco: ero in tribuna, invitato in Germania dallo sponsor, per tifare la tedesca Gina Luckenkemper. Mi pare che nel continente non abbia rivali, lo aspetto sui blocchi a livello mondo, che è tutta un’altra storia».
Lei è un finto timido. In realtà potrebbe fare l’attore, Noah.
«Prendo a prestito una frase dei miei idoli John Carlos e Tommie Smith: un uomo timido sulla pista d’atletica non otterrà mai niente, li ho sentiti dire. Mi sono chiesto: Noah, sei timido? Ho deciso di rispondermi di no».