Alla Gazzetta: «Se in Mercedes qualcosa va male, Toto Wolff sorride davanti alle telecamere ma poi in azienda lo sentono, idem Marko o Horner. In Ferrari no».

Sulla Gazzetta dello Sport un’intervista all’ex pilota della Ferrari Ivan Capelli. Parla del momento che sta vivendo la Scuderia, dopo le dimissioni di Mattia Binotto.
«Manca chi indica la strada, è il pezzo mancante più importante, oggi in Ferrari».
A Capelli viene chiesto se Vasseur – uno dei nomi che sono stati fatti per la successione di Binotto – sia l’uomo giusto. Risponde:
«Domanda da un milione di dollari. Ha l’esperienza per poter ambire a diventare grande con la Ferrari. Però, la Ferrari ha bisogno di persone già grandi. Ma sul mercato chi c’è? Tolto Binotto, ti devi porre questo problema, il
mercato della F.1 non è così ampio. L’altra anomalia è che decidi di chiudere il rapporto con Binotto, che però rimane fino al 31 dicembre. Non sto a sindacare la sua professionalità, ma l’azienda ha bisogno di un indirizzo strategico, politico, di visione futura, e questa te la dà il capo. Peraltro, in una situazione in cui la Ferrari ha cambiato pelle in maniera importante dagli anni d’oro di Schumacher. In quel periodo, se il presidente Montezemolo, che era presente, aveva qualcosa da dire, le urla si sentivano fino in Gestione Sportiva. Oggi questa situazione non esiste, perché il presidente Elkann sta facendo altro. Se in Mercedes qualcosa va male, Toto Wolff fa il sorriso davanti alle telecamere, ma poi in azienda lo sentono, idem Helmut Marko o Christian Horner. In Ferrari manca chi fa sentire la voce grossa avendo i gradi».
Quando la Ferrari è tornata a vincere, lo ha fatto prendendo il blocco Benetton. Capelli dice:
«Con Michael erano arrivati Ross Brawn, Rory Byrne, il capo meccanico… E’ come una squadra di calcio, hai portiere, libero, regista e centravanti, lo scheletro che tiene su la squadra c’è. Oggi non si capisce chi siano queste figure in Ferrari».
Ivan Capelli parla anche della gestione dei piloti Ferrari.
«Il problema di Leclerc è che lui potrebbe prendere in mano la squadra, ma non c’è un blocco forte dietro di lui. C’è Vasseur, il manager Nicolas Todt che, come suo papà Jean, conosce la Ferrari a menadito, ma non altri. Dall’altra
parte del box c’è Sainz, che ha una grande intelligenza da pilota e, soprattutto, papà Carlos, che non è uno sprovveduto, sa come muoversi, ha corso per Volkswagen e Audi, conosce tutti i meccanismi e le persone per decidere di andare altrove. Insomma, la gestione dei piloti sarà molto delicata, rischi di avere una squadra spaccata prima di iniziare».
E sul futuro di Binotto: andrà in Audi?
«Avrà le sue opportunità per far quello che gli piace. È un tecnico che può fare gola visti i 28 anni di esperienza nella squadra più ambita. La Ferrari nell’immediato dovrebbe proteggersi con delle clausole, per non mandarlo a rinforzare a breve la concorrenza».