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Il successore di Binotto ancora non c’è, la Ferrari è peggio di una squadra interregionale (Il Giornale)

Zapelloni definisce clamorosa la scelta di dimissionare Binotto senza aver preso il sostituto. Vasseur è in corsa, ma non più in pole, ci sono anche altri nomi. 

Il successore di Binotto ancora non c’è, la Ferrari è peggio di una squadra interregionale (Il Giornale)
Spielberg (Austria) 04/07/2021 - gara F1 / foto Scuderia Ferrari Press Office/Image Sport nella foto: Mattia Binotto-John Elkann

Il successore di Binotto ancora non c’è, la Ferrari è peggio di una squadra interregionale (Il Giornale)

Probabilmente neppure nel campionato interregionale ci sono squadre che cacciano l’allenatore senza aver pronto il sostituto. È successo alla Ferrari“.

Lo scrive Umberto Zapelloni su Il Giornale, evidenziando che la Scuderia

“ha indotto Mattia Binotto a presentare le dimissioni, le ha accettate, ma poi, in calce al comunicato che ufficializzava la separazione, ha aggiunto due righe che suonano come il peggiore dei campanelli d’allarme. Sentite qui: «Inizia ora il processo per identificare il nuovo Team Principal della Scuderia Ferrari, che dovrebbe concludersi nel nuovo anno»”.

Il successore di Binotto, insomma, ancora non c’è. La scelta di dimissionare Binotto, alla luce di questo elemento, è clamorosa.

Il successore di Mattia Binotto ancora non c’è. Frédéric Vasseur è in corsa, ma non più in pole position: in ballo ci sono anche altri nomi. Certo è clamoroso che la Ferrari abbia messo in croce il suo team principal senza avere già sotto contratto il sostituto. Raccontare che Binotto resterà in carica fino al 31 dicembre fa ridere. Anzi piangere”.

Anche perché non occorrerà solo un nuovo team principal, ricorda il quotidiano, ma anche un nuovo direttore tecnico e magari un nuovo direttore sportivo e un nuovo responsabile della strategia.

“Senza contare che ora Leclerc non avrà parafulmini. Avrà molta più responsabilità sulle sue spalle”.

Zapelloni, parlando di Binotto, conclude:

“Non si capisce perché, dopo aver portato il team ad essere competitivo, sia stato messo nelle condizioni di dimettersi. Dovrebbe spiegarlo il presidente Elkann che neppure questa volta ha però aperto bocca. Almeno oggi ha la scusa dell’accavallarsi dei dossier di crisi sulla sua scrivania tra Juve e Ferrari. Vedremo. Tanto per Elkann c’è tempo fino al 2026 per vincere. Basta ritrovare quella pazienza persa da tempo, da quando a Maranello accanto a Jean Todt c’era un vero dream team. Non un uomo lasciato troppo solo”.

 

 

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