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Irene Pivetti: «Vivo con mille euro al mese, per un anno ho messo lo stesso maglione e lo stesso jeans»

A Sette: «Non avevo fisicamente voglia di esistere. «Ho preso una microcasa in affitto a Milano, sono stata 15 giorni senza luce».

Irene Pivetti: «Vivo con mille euro al mese, per un anno ho messo lo stesso maglione e lo stesso jeans»

Su Sette, Settimanale del Corriere della Sera, un’intervista a Irene Pivetti. Ventotto anni fa, quando aveva 31 anni, diventò la più giovane terza carica dello Stato, presidente della Camera. Recentemente è stata implicata in due inchieste – una sulle importazioni di mascherine dalla Cina e un’altra sull’export di Ferrari – che l’hanno fatta sparire dalle scene. Oggi gestisce la mensa sociale di Monza. La Pivetti racconta l’impatto delle due inchieste sulla sua vita.

«Ora, è certo che sono una donna veramente difficile da uccidere. Mi sono detta: non morirò per via di queste inchieste. Ci sono momenti in cui pensi qualsiasi cosa: la tua vita è a brandelli, la famiglia a pezzi, non hai più soldi e la tentazione di lasciarti andare c’è. Per un anno, ho messo sempre lo stesso jeans e lo stesso maglione, non avevo fisicamente voglia di esistere. Ma ho pensato: se muoio, do ragione a chi mi accusa e io non sono quella di cui scrivono loro. Leggere 45mila pagine che argomentano perché sei un truffatore è orrendo, se non lo sei».

La Pivetti racconta com’è finita a lavorare in una mensa sociale.

«È un posto che esiste dagli Anni 70, prima come dormitorio della Caritas, poi del Comune. Il ristorante sottostante
nasce come mensa e, col tempo, diventa il centro di aggregazione del quartiere, un bagno. Apro lo Smack alle 6,30, chiudo alle 22,30: trasferirmi qui era la scelta più ragionevole».

Una casa ce l’ha?

«Ho preso una microcasa in affitto a Milano, dove sono stata 15 giorni senza luce, perché per allacciartela, guardano la bancalità e, ora, la mia reputazione è considerata negativa. Per avere la corrente, ho dovuto trovare una persona che garantisse per me».

Alla Pivetti viene chiesto come si vive con mille euro al mese.

«Spartanamente. Ma non mi lamento. Io questa storia non l’avrei neanche raccontata, se n’è accorto il giornale locale. Questa vicenda giudiziaria è capitata a me e la si racconta, ma tantissimi restano coinvolti in inchieste che finiscono magari in nulla. Intanto, però, ti ritrovi con le aziende polverizzate, la reputazione distrutta».

A settembre, la Cassazione ha confermato il sequestro di 3,5 milioni di euro per l’inchiesta sulla vendita delle Ferrari. L’udienza preliminare ci sarà il 25 gennaio. Se dovessero archiviare, lascerà la cooperativa? La Pivetti risponde:

«Spero che non mi caccino. Credo nel terzo settore: non fare utili ma l’utile sociale è quello che serve per affrontare la crisi che attraversiamo. Ma l’archiviazione non ci sarà: si sono mosse troppo Procure. Però, sono serena: la fede mi dà pace. Io sento di aver ricevuto una grazia da San Giovanni Paolo II, lo prego sempre, ma non gli chiedo che questa storia finisca. Gli chiedo: fammela vivere in pace. Intanto, la mia vita continua. Ho fatto un ragionamento: la tegola mi ha colpito a 58 anni, un processo dura in media un decennio, è pensabile ricominciare a vivere a 70 anni? No».

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