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Elkann sta pensando di vendere la Juve, e deve uscire dalla Borsa (Corsport)

Ha l’ambizione di proporsi come leader industriale e finanziario di livello internazionale, si è trovato intercettato dalla Finanza per il pallone

Elkann sta pensando di vendere la Juve, e deve uscire dalla Borsa (Corsport)
Db Reggio Emilia 19/05/2021 - finale Coppa Italia / Atalanta-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: John Elkann

A Elkann conviene tenere la Juventus? La domanda se la pone il Corriere dello Sport con Alessandro Giudice. Che analizza anche come essere quotati in Borsa nel calcio sia uno svantaggio.

Oggi che la Juve – ma perfino Exor – non è solo un affare di famiglia, il gioco forse non vale più la candela. John Elkann guida una holding da 36 miliardi di asset, brand di alto profilo, ha una responsabilità enorme e la giusta ambizione di proporsi come leader industriale e finanziario di livello internazionale: per profilo e storia personale può farlo. Trovarsi intercettato dalla Finanza per questioni di pallone, sbattuto sui giornali su vicende dai risvolti penali per alcuni suoi stretti collaboratori non gli ha certo fatto piacere.

Non è sicuro che la Juve sarà presto venduta ma l’azionista di controllo ci sta pensando. Non sarà impresa facile: la capitalizzazione di borsa è depressa (680 milioni) anche se la quota di controllo vale molto di più, certamente oltre il miliardo. Il mercato è vivace ma occorre seguire l’equilibrio tra domanda e offerta. Anche quest’ultima è piuttosto robusta perché United e Liverpool sono in vendita ma pure in Italia Zhang sonda acquirenti per l’Inter e De Laurentiis incontra possibili investitori.

Il club è ricco di storia ma la Juve è soprattutto Torino che non è Londra né Milano, dettaglio che gli investitori internazionali guarderanno con attenzione. (…). Ecco perché la forza delle radici può diventare un limite anche se il fascino della storia, della tradizione, della capacità di accettare ogni sfida sarà un richiamo per molti.

Oggi la borsa è più un peso che un’opportunità ma uscirne ha un costo: ricomprare tutto il flottante richiederebbe un’offerta pubblica a condizioni molto onerose, come minimo 200-300 milioni che Exor (benché molto liquida) dovrebbe giustificare ancora ai suoi azionisti di minoranza. Forse l’operazione con un fondo o una proprietà finanziaria toglierebbe molti impicci.

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