ilNapolista

Lo scandalo della ginnastica italiana su El Paìs: «Sognavo la bilancia e mi svegliavo piangendo»

L’intervista ad Anna Basta: “Era tutta colpa del grasso, anche se mi infortunavo. Mi hanno fatto odiare la vita e lo sport che amavo”

Lo scandalo della ginnastica italiana su El Paìs: «Sognavo la bilancia e mi svegliavo piangendo»
CENTOFANTI Martina, LODI Sofia, MAURELLI Alessia, PAGNINI Marta, PATRIARCA Camilla Rio de Janeiro 21-08-2016 Arena Carioca Rhythmic Gymnastics Group All-Around Foto Andrea Staccioli/insidefoto

Era ovvio che lo scandalo degli abusi della ginnastica italiana arrivassero prima o poi a diventare un caso internazionale. Ne aveva scritto qualche giorno fa anche la Faz, in Germania. Oggi El Paìs dedica una pagina intera ad un’intervista ad Anna Basta, una delle campionesse-vittime. E al suo racconto che va a sommarsi a quello che Repubblica ed altri quotidiani italiani ormai denunciano da più di una settimana.

Basta ha lasciato la ritmica prima dei Giochi di Tokyo, “distrutta” perché non ce la faceva più. A Basta tra le altre cose, fu detto che persino un grave infortunio al ginocchio che era stato “per colpa del grasso”.

La ginnasta italiana confessa in una conversazione telefonica che dopo 13 mesi di terapia con uno psicologo è tornata in pace con se stessa. “Per mesi e mesi mi sono odiata, mi hanno fatto sentire inutile, mi hanno fatto dubitare dell’utilità della mia esistenza, odiare la ginnastica che era la mia passione… Sono arrivata ad avere attacchi di panico, ansia, insonnia. Di notte quando mi addormentavo sognavo la bilancia e mi svegliavo piangendo.

Basta racconta la sua storia di ginnasta precoce, agonista da subito. “Le ore e ore di allenamento non mi hanno mai appesantito, non l’ho mai vissuto come un sacrificio, perché la ginnastica era ciò che amavo. Fin da piccolo ho sentito un legame speciale con questo sport. Ero affascinata dalle ginnaste, vedendole competere con il sorriso”. “Ma al primo anno in nazionale ho notato situazioni strane. Mi sono adattata perché non mi era successo niente di traumatico, ero serena perché ero dove ho sempre sognato di essere e perché non avevo mai avuto problemi con il mio peso o con il mio corpo”.

“Dopo colazione venivamo pesate davanti a tutti in mutande. Il fatto che ti guardassero in modo strano se mangiavi qualcosa in pubblico… Ho iniziato a sentirmi a disagio a mangiare un piatto di pasta davanti agli allenatori”.

Basta racconta che nel 2017 i suoi allenatori – di cui non vuole fare nomi – le hanno mandato un messaggio dopo aver visto una foto della vacanza. “Sei ingrassata, non va bene”. È lì che è iniziata il calvario. “Mi facevano notare tutto il tempo quanto, secondo loro, fossi grassa. Se prendevo una storta era perché ero grassa. Se un giorno le cose non andavano bene era perché ero grassa. Sbagliavo un esercizio? Perché ero grassa. ‘Sei come un prosciutto’, mi dicevano. ‘Hai un culo grasso come un pandoro”. In quel momento pesava 53,5 chili, ed era alta un metro e 70.

Quando si fa male al ginocchio i medici in ospedale le rilevano un trombo appena in tempo. Ha consumato i muscoli, e il ginocchio ha smesso di avere il suo sostegno, ecco perché si fa male. Il livello di pressione era tale che, dice Anna, se andava in bagno, si pesava con la bilancia dello spogliatoio per vedere quanto aveva perso con mezzo allenamento. “Di più, di più, devo fare di più, mi dicevo”. Ha preso lassativi naturali, fino a sei pillole al giorno. “Se mi pesavo nel pomeriggio e non avevo perso nulla, non cenavo, o facevo Zumba o andavo a correre”.

ilnapolista © riproduzione riservata