Processo alla Juventus e ad Agnelli: cosa gli fa pensare che cambierà qualcosa? Nessuno è esente da colpe, nemmeno chi rappresenta il club
La Stampa – giornale di Elkann – scrive: Agnelli parla di vergogna, insiste su Allegri. Ma quanto potrà durare? Un articolo pesante, a firma di Antonio Barillà, tutto incentrato sull’inutilità della scelta di andare avanti con il tecnico. Un processo alla Juventus. Che senso ha continuare così?
Ha fatto bene il presidente della Juventus a parlare di vergogna, scrive il quotidiano torinese, va apprezzato, perché “non è facile chiedere scusa né confessare vergogna”, ma non è nemmeno facile insistere con Allegri, “un allenatore inviso ormai alla maggioranza dei tifosi, inchiodato da risultati pessimi, richiamato per riallacciare un filo vincente e piombato in un rendimento peggiore di Sarri e Pirlo”.
E poi l’affondo:
“Tanto premesso – recitano così gli atti giudiziari, e la Juve è a processo -, quanto può durare una situazione simile? Fino alla fine è slogan di casa ma l’applicazione, nella circostanza, può rivelarsi deleteria. Perché rinnovare fiducia al tecnico dopo aver toccato il fondo, con la Champions compromessa e un ritardo netto in campionato, è tanto ammirevole quanto rischioso: suppone la convinzione di differenti vie d’uscita che sinceramente non intravediamo“.
E ancora:
“Ma se le precedenti promesse sono cadute nel vuoto, se nemmeno l’orgoglio ha compensato condizioni approssimative e trame sterili, cosa fa pensare al presidente che finalmente scatterà qualcosa? Al derby mancano due giorni, che reazione si aspetta? E se anche andasse bene, chi crederebbe a un definitivo cambio di passo? Riteniamo perciò che le sue certezze non possano che essere a termine: impensabile immaginare un’immobilità di ruoli se il precipizio dovesse continuare”.
Non è in ballo solo il prestigio sportivo, ma anche notevoli danni economici. La stagione è ormai rovinata, si dovranno fare i conti alla fine. Tutti colpevoli, per La Stampa.
“E comunque, al di là dei verdetti di una stagione che appare già rovinata, alla fine si faranno i conti. Con il tecnico che non può sentirsi protetto né dal lauto contratto né dal passato illustre, con i calciatori che sono perfino più colpevoli – certe prestazioni sarebbero inammissibili anche se la panchina fosse vacante – e, soprattutto, con chi rappresenta la società: non è il primo anno di stenti, i problemi si trascinano da tempo, la sensazione è che si siano sovrapposti troppi progetti e che l’ansia da prestazione abbia fatto il resto”.