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La Pennetta ricorda la sua vittoria agli US Open: «La mamma al telefono mi disse, “Visto che è l’ultimo, giocalo bene!”»

La tennista italiana racconta a Repubblica la vittoria arrivata dopo un periodo difficile e la decisione di smettere di giocare: «La sera prima della finale piangevo perché non volevo giocare»

La Pennetta ricorda la sua vittoria agli US Open: «La mamma al telefono mi disse, “Visto che è l’ultimo, giocalo bene!”»
New York 12/09/2015 - US Open 2015 / finale Flushing Meadow / Pennetta-Vinci / foto Imago/Image Sport nella foto: Flavia Pennetta

Flavia Pennetta arconte sulle pagine di Repubblica dell’estate del 2015 in cui vinse gli US Open che arrivò dopo un periodo non proprio semplice che partì con l’eliminazione al primo turno di Wimbledon

«Volevo smettere, ma avevo paura di quello che sarebbe venuto dopo. Lasciare ciò che avevo fatto tutta la vita. Non sapevo cosa mi aspettasse. Sono nata giocando a tennis e l’avevo fatto per trent’anni. Però avevo tanti dolori fisici: alla spalla, al gomito, al piede».

Poi la decisione di smettere

«A Cincinnati, eravamo in una saletta oscura, in una di queste stanze con i lettini dei massaggiatori. Io ero lì con il mio psicologo, il mio massaggiatore, il mio allenatore, c’era anche Fabio, eravamo lì che stavamo ridendo e scherzando. Ho aspettato un momento di silenzio e allora ho detto: “Ragazzi ho deciso, Basta”».

Quella decisione la liberò psicologicamente, ma non in quel momento. Arrivarono gli US Open, erano l’ultimo torneo importante per Flavia prima di smettere e sua mamma al telefono le aveva detto “Visto che è l’ultimo, giocalo bene!”, ma lei preferiva non pensarci e andare a Central Park in bicicletta e in giro per la città a passeggiare.

E invece arrivarono le vittorie, una dopo l’altra. La più difficile forse quella fu contro la Kvitova ai quarti, la Pennetta era poco convinta di poterla battere e invece vinse ancora. E allora arrivò la sera prima della finale contro Roberta Vinci

«Malissimo. La sera a cena il mio allenatore e il fisioterapista bevevano vino rosso e io piangevo perché non volevo giocare. Mi dicevo che non ce l’avrei fatta e quelli ridevano. Mi venne la paura di non farcela».

Quel giorno Flavia non versò neppure una lacrima di gioia, ma oggi quando rivede quelle scene è diverso

«È bellissimo quando vedo quelle scene, quando ripenso a quei giorni. Ho sempre la pelle d’oca e finisce sempre che mi metto a piangere. Non riesco proprio a fermarmi. Anche adesso».

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