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Dalla quarta divisione al primo posto in Bundesliga: l’Union Berlin raccontato dal Guardian

“Merda! Stiamo salendo!”: recitava così uno striscione con la promozione in vista. Lo storico speaker Arbeit: «Non è colpa nostra se l’Union piace»

Dalla quarta divisione al primo posto in Bundesliga: l’Union Berlin raccontato dal Guardian

Siamo alla sesta giornata – d’accordo – ma è una specie di shock dare uno sguardo alla classifica della Bundes e rendersi conto che al comando c’è l’Union Berlin. Così inizia a scriverne il Guardian, che dedica un lungo approfondimento alla squadra tedesca, la cui casa è nella “verdeggiante periferia” della fu Berlino Est. Si tratta di un club in crescita costante. È arrivato in Europa League.

Berlino, negli ultimi trent’anni, è cambiata radicalmente, ma poche aree – scrive il Guardian – sono state trasformate tanto quanto i quartieri centrali della ex Berlino Est.

È cambiato tutto. E per spiegarlo l’articolo del Guardian si sofferma sulla figura di Christian Arbeit, lo speaker storico dello stadio dell’Union Berlino. Ne è stato il volto per oltre un decennio. Nel 2003 l’allora sindaco Klaus Wowereit descrisse – com’è noto – la sua città come “povera, ma sexy”. Quando Arbeit ha preso il microfono per la prima volta, l’Union Berlin era di certo più povero che sexy: erano in quarta divisione dopo i problemi finanziari dei primi anni 2000. Poi, una scalata senza freni: dopo la ristrutturazione dello stadio (guidata dai tifosi) e la promozione nella serie B tedesca, sono andati via via affermandosi come la seconda forza berlinese, dietro ai rivali di Berlino Ovest, che tifano l’Hertha. La popolarità è aumentata a dismisura. L’amato DJ tedesco West Bam in un’intervista alla Faz, sostenne che l’Union è più techno dell’Hertha.

Christian Arbeit, lo speaker storico dello stadio dell’Union Berlino

Arbeit – scrive il Guardian – stava dentro quell’immagine: «povero ma sexy»: era un barbuto chitarrista dai capelli lunghissimi, che agitava masse per mestiere. Ora è cambiato pure il look: s’è rasato i capelli durante i festeggiamenti per la promozione del 2019 e ha deciso di non farli ricrescere, quando va allo stadio si mette almeno la maglietta ed è più diffidente verso certe eccessive manifestazioni romantiche tipiche dell’ex Union Berlino. Oggi è uno più concreto. Il Guardian riporta le sue parole.

«Non possiamo farci niente se piacciamo alla gente. Nel 2010, c’erano molte persone, anche tra i tifosi stessi, che hanno vissuto la nostra scalata con molto scetticismo. Due anni prima, quando l’Union pareva per la prima volta una seria candidata alla promozione, alcuni di loro misero uno striscione sugli spalti con la scritta: “Merda! Stiamo salendo!”: c’era il timore che, in Bundes, l’Union non potesse mantenere la sua identità: un club comunitario, guidato dai tifosi, può stare nella massima serie? E se i troppi soldi e il gran successo avessero cambiato il club in peggio? Essere cool è un’arma a doppio taglio».

Il cambiamento è inevitabile.

«Il club non smetterà mai di cambiare», dice. «Ma si spera che lo faccia abbastanza lentamente da poter ancora riconoscere se stesso».

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