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Behrami: «Lasciai Napoli perché fui minacciato dopo una denuncia per rapina»

L’ex calciatore racconta al quotidiano svizzero Blick come è cambiata la sua vita senza calcio: «Faccio il commentatore tv e ho capito che voi giornalisti avete un lavoro davvero duro»

Behrami: «Lasciai Napoli perché fui minacciato dopo una denuncia per rapina»
L’ex calciatore del Napoli, Valon Behrami, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano svizzero Blick dopo la sua decisione di lasciare il calcio. Tante novità nella sua vita tra cui il colore dei capelli che è tornato naturale
«per superstizione, ho deciso di tingermi sempre i capelli fino a quando non ho lasciato il calcio. Ebbene mi sono dimesso qualche mese fa e ho smesso di colorare. Risparmio di molto tempo, prima di sedermi dal parrucchiere per quattro ore ogni sei settimane»
Da cinque anni Valon e sua moglie hanno cancellato tutti i loro account social
«Rido a morte dei calciatori che mettono tutta la loro vita su Instagram e poi si lamentano di essere attaccati e che la loro privacy deve essere protetta. cazzate La via d’uscita è a un clic di distanza. Cancella il tuo profilo e sei in pace»

Racconta della sua decisione di lasciare il calcio

«Ormai non provavo più emozioni per questo sport, volevo solo stare con le mie figlie, non ho sentito niente per 7-8 mesi, ero mentalmente morto e non mi interessava più vincere o perdere le partite»

Senza calcio la sua vita è cambiata, ora si sveglia presto e non solo

«E ora sono un esperto di studio e co-commentatore per il canale pay-tv Dazn in Italia. Ciò significa che devo essere aggiornato: guardo tre o quattro partite al giorno, leggo, ricevo informazioni. E all’improvviso sento che voi giornalisti avete un lavoro davvero duro (ride)…»

Ll’ex azzurro ricorda  anche su un episodio avvenuto alle pendici del Vesuvio:

«Ero in macchina e ho notato che qualcuno mi seguiva. Mi hanno rotto lo specchietto, ho abbassato il finestrino e mi hanno puntato una pista alla testa. Che shock! Mi hanno rubato anche l’orologio. Uno indossava una calza in testa, l’altro l’ho visto e sono andato alla Polizia a denunciarlo, identificando il ladro, come avviene nei film. Ma nei due-tre mesi prima del processo ho ricevuto minacce dalla famiglia di quest’uomo. Un giorno andai dal parrucchiere con mia figlia e mi rubarono l’auto. Lì ho detto: basta, voglio andarmene da qui»

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