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Novella Calligaris: «Le nuotatrici della Ddr erano vittime di un doping di Stato»

Al Giornale. «Iniettavano loro ormoni maschili o le facevano mettere incinte per interrompere la gravidanza e far schizzare il testosterone… Lasciamole almeno le medaglie»

Novella Calligaris: «Le nuotatrici della Ddr erano vittime di un doping di Stato»

Novella Calligaris, la prima italiana a salire sul podio olimpico nel nuoto. Tre volte, a Monaco ’72. Si racconta al Giornale in vista degli Europei di Roma, in cui ci si aspetta moltissimo, dopo i Mondiali di Budapest, dall’Italnuoto. cominciò con una grandissima Novella, cinquant’anni fa. La Calligaris, prima azzurra a salire sul podio olimpico nel nuoto ci riuscì tre volte ai Giochi magici e tragici di Monaco ’72 e la prima iridata con record del mondo l’anno dopo, si racconta alla vigilia degli attesissimi Europei, che tornano a Roma dopo 39 anni. Dove l’Italnuoto è chiamata a dominare dopo i brillanti Mondiali di Budapest. «All’epoca ero praticamente solo io – dice – e tutte le aspettative erano sulle mie spalle. Ero piccina, avevo 17 anni. Oggi invece le aspettative sono su tanti nuotatori».

Cinquant’anni fa Mark Spitz, che in quell’edizione di Monaco vinse 7 ori, l’aveva definita la vera rivelazione di quei Giochi.

«Da Monaco tornai a casa con tre medaglie (argento 400 stile libero, bronzo 400 misti e bronzo 800). Non me l’aspettavo. Il mio allenatore Bubi Dennerlein era fantastico e si era reso conto del mio stato di forma. Non l’aveva fatto capire né a me né ai giornalisti. Splitz? Io e lui avevamo un filarino, era ovvio che parlasse bene di me… Lui era super famoso. Adesso ci rivediamo in occasione dei grandi eventi. È sempre una persona speciale».

Quell’edizione dei Giochi è ricordata per il Settembre nero.

«Mi trovavo in stanza con la mia compagna di squadra Chicca Stabilini nella palazzina dell’Italia, accanto a quella di Israele. C’era del fermento e vedemmo degli uomini in maschera, senza capire. Quando uscimmo, incontrammo una nuotatrice israeliana che piangeva a dirotto. Poi due energumeni ci presero di peso, erano gli 007 tedeschi, e ci dissero di fare le valigie e partire subito. Nel giro di un’ora, eravamo su un aereo e solo quando rientrammo in Italia ci rendemmo conto di quello che stava accadendo. Ci avevano tenuto all’oscuro di tutto. Capimmo solo dopo che quella ragazza stava piangendo perché era la fidanzata di uno degli allenatori del canottaggio ucciso durante quella strage. Passai dalla gioia delle medaglie alla tristezza di un episodio così violento e terribile».

Quando nuotava, lei batteva le tedesche della Ddr.

«Sì, sono sbocciate per così dire nel mondiale del 1973. Parliamo di ragazze vittime di un doping di stato e costrette a subire pratiche terrificanti. Iniettavano loro ormoni maschili o le facevano mettere incinte, per poi interrompere la gravidanza così il testosterone schizzava. Un revisione dei titoli? Quelle ragazze oggi sono distrutte. Chi è morta, chi ha un tumore, chi ha cambiato sesso, chi non ha avuto figli. Lasciamole almeno le medaglie, per favore».

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