Simone Vagnozzi al CorSport: «Fanno male le critiche di alcuni addetti ai lavori. Credo che nei giudizi negativi su di me, incida la giovane età».

Il Corriere dello Sport intervista Simone Vagnozzi, coach di Jannik Sinner da ormai 7 mesi.
«In questo momento i risultati sono molto importanti, ma non fondamentali. Sinner è un tennista ancora in costruzione. Non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo finale: rendere Jannik il più completo possibile e fornirgli nuove armi per competere ad altissimo livello. Parola chiave: programmazione».
Continua:
«Credo che Jannik possa già vincere un grande torneo, ma l’idea è quella di far sì che arrivi in fondo agli Slam e ai Masters 1000 con continuità. La fretta può essere il nostro peggior nemico».
Vagnati ha 39 anni. Alla sua giovane età attribuisce i giudizi negativi che a volte gli vengono mossi a volte..
«Credo che a volte, nei giudizi negativi su di me, incida la giovane età. Penso di aver lavorato bene in questi anni e di essere pronto per seguire un tennista dal potenziale straordinario come Jannik. Se non mi fossi sentito in grado di farlo, non avrei mai accettato».
Sulle critiche che piovono su Sinner dopo ogni sconfitta.
«In Italia se vinci sei un fenomeno, ma alle prime sconfitte vieni messo tutto in discussione. Non mi lamento degli appassionati. Le critiche che mi hanno fatto un po’ male sono giunte da alcuni addetti ai lavori che da fuori, però, non possono conoscere realmente le dinamiche del team. Bisognerebbe fare attenzione prima di sparare sentenze. Le critiche sono importanti, spesso utili, ma a volte in questi mesi si è esagerato. Sembra quasi che Jannik stia facendo peggio dell’anno scorso, mentre la verità è un’altra: nel 2022 ha giocato meno tornei (15 contro i 18 del 2021) e vinto molte più partite (38 contro 30)».