Alla Gazzetta dello Sport: «Non mi pento di quanto successo col Milan, questione di principio e dignità. L’attesa per il rinnovo di Maldini è stata deludente».
Andrea Di Caro intervista Zvone Boban, il capo del calcio Uefa, per la Gazzetta dello Sport. Tanti i temi, dalla Superlega («era un piano assurdo e morto in 2 giorni nell’ aprile 2021. Anzi, possiamo dire mai nato… non esisterà mai») al Var.
«All’inizio capivo i dubbi di chi lo discuteva, era una reazione naturale e logica, calcistica direi. Ma dopo tutti i miglioramenti e le tante partite corrette da gravi errori, chi lo discute ancora non è intellettualmente onesto. Il Var non solo ha eliminato quasi tutti gli errori più grandi, ma è stato un messaggio di trasparenza del calcio, di risultati più giusti e una forma di protezione verso gli arbitri che possono sbagliare. Il Var non cambia il calcio, lo pulisce. La gente non si lamenta più urlando “Ladri”. A volte ora dice “Ma neanche con il Var…?”, però crede nel sistema calcio e questo non ha il prezzo. C’è voluto coraggio ma adesso è difficile immaginare il calcio senza Var e ne sono orgoglioso».
Cosa pensa l’Uefa delle simulazioni dei giocatori?
«Che è meglio se i giocatori trattengono il fiato invece di urlare per ingannare l’arbitro. La linea dell’Uefa e del nostro designatore Rosetti è di avere un calcio più fisico, all’inglese. E io dico: meno male. Ai miei tempi se dopo aver subito un fallo facevi una sceneggiata, qualcuno dei tuoi ti strillava: “Ma che c…urli, alzati”! Adesso tanti, appena si sentono toccati, si buttano inscenando un dramma inesistente. Tutto questo è scorretto e disonesto: basta. Bisogna avere più rispetto per gli arbitri, gli avversari e il gioco del calcio».
Sui Mondiali in Qatar dice che saranno bellissimi come sempre, ma poi gli viene fatta una domanda sui calendari rivoluzionati e i tornei spezzati a metà e risponde:
«Bisognerebbe chiedere a chi l’ha voluto cosa pensava in quel momento. Ma sono finiti quasi tutti male, come meritavano. Se immagini un Mondiale in Qatar sei costretto a farlo d’inverno…».
Da amante del gioco vede novità tecnico-tattiche ?
«Vedo tanti tecnici che giocano a tre dietro e mi dispiace. È un sistema faticoso, con cui non si occupa lo spazio nella maniera corretta, pieno di tatticismi, un po’ retrogrado e che implica teorie sul comportamento dei giocatori che in campo difficilmente trovano applicazione. I fluidificanti e le mezzali corrono troppo e quasi tutti ricevono la palla spalle alla porta o già pressati. Se hai qualità, si può vincere in ogni maniera, ma la storia e i numeri sono impietosi; negli ultimi 30 anni hanno vinto per il 90-95% le squadre che giocavano con 2 esterni e 4 dietro. Quasi nessuna con il rombo e pochissime con i 3 dietro che di solito diventano 5. Negli ultimi anni si vedono raramente i centrocampisti che dribblano, rischiano una giocata verticale, inventano e questo impoverisce il gioco. Nelle scuole calcio sbagliano a credere nel calcio con l’Ipad. Allenatori: il talento va liberato, non imprigionato».
Lei e il Milan: tornando indietro rifarebbe e ridirebbe tutto?
«Assolutamente si, questione di principio e dignità. Non mi dipingo come un santo, non lo sono, ma andava fatto. Dispiace quanto accaduto, ma ne vado fiero».
Maldini ha dovuto faticare per ottenere un rinnovo di contratto: non lo trova strano?
«Sì, molto, è stato un fatto deludente»
Il cambio di proprietà del Milan non appare chiarissimo…
«Si parla tanto e si sa poco, vedremo quando avverrà».
Ibra fa bene a giocare ancora?
«No, non fa bene, ma capisco se continuerà perché so come ragiona. Tutti noi milanisti, io in particolare, gli saremo grati per sempre. Hai detto bene: con Zlatan è cambiato tutto, lui ha cambiato tutto. Ibra è unico».
Quale squadra la incuriosisce maggiormente?
«Il Milan. Lo scudetto è stato anche più bello di quello di Perugia nel 1999, ma la vera sfida ora è ripetersi. Ma mi incuriosisce anche la ricostruzione del Napoli dopo tanti addii importanti».