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Libero e Bernardeschi: sembrava una promessa, è già una vecchia gloria pronta per il Toronto

L’emblema del calcio moderno: a 28 anni è finito per il calcio europeo. Solo il Toronto gli promette lo stesso ingaggio della Juve. Il Napoli gli avrebbe dato la metà

Libero e Bernardeschi: sembrava una promessa, è già una vecchia gloria pronta per il Toronto
Db Torino 03/04/2021 - campionato di calcio serie A / Torino-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Federico Bernardeschi

Su Libero Claudio Savelli scrive di Federico Bernardeschi, finito al Toronto con Insigne e Criscito. Cinque anni fa c’era la fila fuori la porta della Fiorentina. Lo volevano tutti, era “il simbolo del presunto rinascimento italiano e prototipo del calcio del futuro”. La Juve per accaparrarselo sborsò 40 milioni, all’epoca Bernardeschi aveva 23 anni, l’età perfetta per il grande salto, anzi addirittura tardiva rispetto alla media europea”.

Sembrò un affare. La Juve gli fece sottoscrivere un quinquennale da 4 milioni netti a stagione, contratto mai rinnovato, che il club bianconero ha lasciato che andasse in scadenza. Il rendimento di Bernardeschi alla Juve è stato praticamente la metà di quello che ebbe alla Fiorentina: in bianconero ha totalizzato 183 presenze e un magro bottino da 12 gol e 24 assist.

“Quel contratto è diventato una prigione dorata per Bernardeschi, che infatti non ha trovato offerte in linea sul mercato europeo. L’unica a farsi avanti è stata il Napoli che però non sarebbe andata oltre la metà e di certo non con un quadriennale (come richiesto), visti gli ormai 28 anni dell’ex prodigio”.

Così Bernardeschi ha aperto al Toronto, dove avrà uno stipendio in linea con quello che prendeva alla Juve.

“I club non possono più permettersi gli ingaggi di un tempo e deludono i giocatori, specialmente quelli svincolati, che reagiscono in modi diversi. Bernardeschi è sempre stato infastidito dalla considerazione che l’ambiente juventino e in generale quello italiano ha avuto nei suoi confronti. Altrimenti non avrebbe dichiarato con fare scocciato di «essere libero di provare le giocate solo in Nazionale». In azzurro, dove ha esordito con Conte nel 2016, ha raccolto due mondiali mancati, rappresentando in pieno quella generazione di giocatori italiani caduta nel vuoto, e la gioia dell’Europeo con Mancini, dove però è stato un gregario. Questa è stata la sua condanna anche nella Juve: non è mai riuscito a imporsi, sia perché interdetto tra i ruoli (esterno, ala, trequartista, mezzala, perfino terzino con Pirlo, li ha provati quasi tutti), sia perché schiacciato dalle aspettative sul suo conto. Il fatto che tecnicamente e tatticamente non sia migliorato nei cinque anni di Juve dimostra una difficoltà nel reagire. In più, il fisico sempre più possente ha inibito la rapidità nel breve che lo contraddistingueva in epoca viola. Così Bernardeschi accetta un calcio che lo riconosce per quello che in Italia prometteva di essere: un campione. Chissà che non serva per diventarlo davvero”.

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