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Il Corsport: Nell’Europa del calcio che conta Cristiano Ronaldo è meno attraente di Scamacca

L’editoriale di Dotto. «Nessuno lo vuole. Il suo omonimo brasiliano ha un quinto dei suoi numeri statistici ma è dieci volte più celebrato dai colleghi e dalle masse»

Il Corsport: Nell’Europa del calcio che conta Cristiano Ronaldo è meno attraente di Scamacca
2021 archivio Image Sport / Calcio / Manchester Unite / Cristiano Ronaldo / foto Imago/Image Sport

Il Corriere dello Sport, a firma Giancarlo Dotto, dedica un lungo ed interessante editoriale alla situazione di Cristiano Ronaldo. Il campione portoghese, che vorrebbe fuggire dal Manchester United fuori dalla Champions League, è definito «prigioniero di se stesso». Dotto, in sostanza, scrive che nessuno lo vuole: i tifosi dell’Atletico (manco in fotografia), Tuchel al Chelsea, i dirigenti del Bayern. Cr7 scaldava neanche i fan della Roma (sebbene fosse una cavolata). Non si parla nemmeno di Real Madrid (che «il fenomeno ce l’ha già: Benzema) e Barcellona. A volerlo è rimasto solo qualche sceicco arabo, ma «Cristiano continua ad avere un’esagerata idea di sé e dunque disprezza l’idea di finire a fare il barboncino di lusso nei giardini dello sceicco».

Di questi tempi nell’Europa del calcio che conta è più attraente Gianluca Scamacca che Cristiano Ronaldo. Il punto è che il mondo intorno comincia a farsi domande che non hanno a che fare solo con l’età e lo spropositato ingaggio del divo di Madeira. Sacrilegio? Iconoclastia? L’ennesima caduta degli dei? Non proprio. La vera domanda è: perché il portoghese nonostante la disumana evidenza dei suoi numeri non si è mai conquistato davvero un posto nel Pantheon dei calciatori divini? Dei Messi oggi, dei Maradona, dei Crujff e dei Pelé ieri, per non parlare del suo omonimo brasiliano, il Fenomeno, che avrà forse un quinto dei suoi numeri statistici ma dieci volte più celebrato dai suoi stessi colleghi prima ancora che dalle masse idolatriche.

Il calcio cambia – conclude Dotto – ma non cambierà mai una cosa: sarà sempre l’impresa di un gruppo, mai di un individuo. Ronaldo si porta dietro, e non da oggi, la fastidiosa idea di un giocatore azienda, un giocatore marchio, votato alla propria causa e non a quella del suo club.

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