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Il Corsera: Jacobs meritava scelte di programmazione di profilo più alto

I media sono indifferenti a Jacobs. Basti pensare che i il Nyt ha derubricato come «nota a margine» l’assenza di Marcell dai blocchi della finale di Kerley

Il Corsera: Jacobs meritava scelte di programmazione di profilo più alto
Tokyo (Giappone) 06/08/2021 - Atletica Leggera staffetta 4x100 mt / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sport nella foto: Marcell Jacobs

L’edizione odierna del Corriere della Sera non ha dubbi: vale la pena interrogarsi sui motivi dello sfacelo della stagione all’aperto, perché la legge di Murphy — per chi ci crede — da sola non basta. Ovviamente, il riferimento è a Marcell Jacobs, che si è ritirato dai Mondiali.

La ricostruzione.

«Stava bene a Nairobi, stava bene a Savona, è venuto in Oregon senza dolori» ha precisato ieri Camossi (l’allenatore, ndr), che si è sentito chiamato in causa per una programmazione, con il senno di poi, molto rivedibile. In Kenya Jacobs ha preso un virus gastrointestinale (o forse se l’è portato dall’Italia: non lo sapremo mai), da lì lo stop, la perdita di peso e tempo, gli imprevisti a catena. Dieci giorni dopo, un contro-movimento in uscita dai blocchi al meeting di Savona (due gare ravvicinate: scelta opinabile che in Federazione ha fatto storcere il naso) ha scatenato l’elongazione di primo grado al bicipite sinistro: ciao Diamond League a Eugene, Roma e, infine, Stoccolma, dove a fermare il campione olimpico è stato un fastidio al gluteo prima che qui al Mondiale, in batteria (10”04 correndo a mezzo servizio: non è la forma il problema attuale dell’atleta), nella fase lanciata sentisse una fitta all’adduttore: contrattura alla coscia destra. «L’incognita era il ritorno all’alta intensità, che è una brutta bestia: i muscoli hanno bisogno di tempo per abituarsi ma non c’era nessun motivo per non gareggiare in Oregon» ha precisato Camossi.

Il Corriere scrive che nonostante le difficoltà della stagione post olimpica bisognava fare scelte di programmazione più di alto profilo e bisognava dialogare di più coi media, che sono sostanzialmente indifferenti a Jacobs. Basti pensare che i il New York Times ha derubricato come «nota a margine» l’assenza di Marcell dai blocchi della finale di Kerley.

 «Il corpo non è una macchina perfetta — spiega Camossi —, compromettere il muscolo avrebbe voluto dire buttare via tutta la stagione. Non si poteva rischiare». Tra un mese (vicini in modo allarmante) ci sono gli Europei di Monaco, il luogo delle fragole dove l’azzurro sognava di arrivare con l’oro di Eugene al collo e che adesso, invece, diventano l’ancora di salvezza di un annus (outdoor) horribilis. «È giovane, l’atletica è piena di occasioni — conferma il coach —, la prossima in Germania. Rimango sereno perché conosco il valore di Marcell e dei rivali: per i primi 12 metri, qui a Eugene, è stato più veloce che a Tokyo. Era chiaro che Kerley non avrebbe vinto il Mondiale con il 9”79 della batteria. In questo momento lo sprint è senza un dominatore». Il guerriero ferito è deluso ma fiducioso: «Ha voglia di stare tranquillo, non vede l’ora di tornare a correre libero, come quest’anno è riuscito a fare solo nelle gare indoor. Sono successe situazioni incontrollabili: l’atletica è fatta di programmazione però certe cose non le puoi prevedere».

Restiamo aggrappati, conclude il Corriere, all’estro di Tamberi.

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