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Il Long Covid e gli sportivi: gambe tagliate, stanchezza, nebbia mentale e respiro corto per tantissimi professionisti

Avvenire approfondisce la questione con il professor Domenico Corrado, direttore dell’unico master di Cardiologia dello Sport in Italia

Il Long Covid e gli sportivi: gambe tagliate, stanchezza, nebbia mentale e respiro corto per tantissimi professionisti

È il professor Domenico Corrado, Ordinario di Malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università di Padova e direttore dell’Unità dipartimentale sulle cardiomiopatie genetiche, oltre che direttore dell’unico master di Cardiologia dello Sport in Italia, a rilasciare una lunga intervista a Avvenire sul tema del long Covid e dell’impatto sugli sportivi.

Non può fare nomi – riferisce Avvenire – ma nel suo studio stanno approdando professionisti delle più popolari discipline sportive, rimasti “appiedati” per il “blocco” alle gambe, anche campioni olimpici (parliamo di uomini e donne) in molti casi condannati alla fine della carriera. Tutto per un virus che in fondo era, ed è, sottovalutato. «Il Covid può lasciare degli esiti assolutamente inattesi. Ovviamente più grave è stata la malattia dal punto di vista polmonare e più forte è il rischio di sviluppare una patologia cardiovascolare o di altri organi, ma quello che abbiamo visto è che anche atleti usciti da un Covid asintomatico possono avere importanti sequele anche dopo mesi dalla guarigione»

Non è detto che anche queste sequele siano sintomatiche. Spesso vengono scoperte anche dopo molti mesi, magari con una risonanza magnetica nell’ambito del protocollo del “return to play”.

«Seguo numerosi giocatori ai vertici della classifica e alcuni li ho dovuti fermare a causa di questa cicatrice – rivela Corrado – Per fortuna comunque sono l’eccezione».

Gambe tagliate, stanchezza, nebbia mentale, respiro corto. Un esempio (anche se non è un paziente di Corrado) è Peter Sagan, campione del mondo di ciclismo, manifestava «uno stato di spossatezza perenne, anche nella quotidianità». Un altro esperto, il biochimico Fulvi0 Ursini, prova a razionalizzare il fenomeno, a spiegarlo con poche parole, definendolo «invecchiamento accelerato del cuore»: un 60enne guarito dal Covid, sostanzialmente, può corrispondere – dal punto di vista biologico – ad un 70enne. Le cellule invecchiano, diventano senescenti: smettono di replicarsi correttamente,  vanno incontro a modificazioni soprattutto nell’attività.

Gli studi, chiaramente, sono agli inizi. E gli sportivi – secondo Corrado – sono un osservatorio straordinario. «La grande maggioranza della popolazione è già guarita dal Covid ma un numero di persone ancora difficile da quantificare denuncia varie sofferenze da “long Covid”». Insomma: non è finita qui.

 

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