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El Paìs e l’elogio del “biscotto” italiano: «Un monumento alla civiltà e al progresso»

“Il biscotto appartiene a quell’universo singolare e italiano della sfumatura. L’Italia ne è la culla ideologica ed etimologica”

El Paìs e l’elogio del “biscotto” italiano: «Un monumento alla civiltà e al progresso»

Ora che anche l’ultima giornata di Serie A è andata e che ancora s’affollano quelli che “il Sassuolo col Milan si è scansato” a braccetto con quelli che “l’Udinese ha fatto la partita della vita con la Salernitana”, El Pais se ne esce con un meraviglioso pezzo celebrativo del “biscotto”. Che, applicato al pallone, è semanticamente una roba italiana.

“La vita – scrive Daniel Verdù – non permette sempre a tutti di essere felici. Almeno non allo stesso tempo. La massima filosofica della somma zero, dei vasi comunicanti, funziona praticamente in tutti gli ambiti in cui sono in gioco il denaro o la felicità: quella di alcuni generalmente dipende dalla sventura di altri. La regola, però, non funziona per alcune partite di calcio di fine stagione”.

“L’Italia è la culla ideologica ed etimologica di questo fenomeno. Biscotto deriva dal latino e significa cotto due volte. Un dolce che fa felici entrambe le parti, se pensiamo al punteggio finale di una partita. Questa è una versione della sua origine. L’altro va trovato in alcune scuderie degli ippodromi di New York, dove si truccavano le scommesse ippiche, in genere con la mafia coinvolta. Ai cavalli che dovevano essere lasciati indietro veniva dato un biscotto impregnato di qualche sostanza sedativa affinché il loro istinto vincente non mandasse all’inferno i guadagni del gangster di turno. La cosa curiosa è che il cavallo veniva spesso drogato dal suo proprietario, che scommetteva su un altro purosangue senza destare sospetti. Applicato al calcio: corri di meno, tira di meno, difendi di meno”.

Il biscotto appartiene a quell’universo singolare e italiano della sfumatura. La tecnica pittorica caratteristica di Leonardo che si potrebbe definire sfocatura, infinite sfumature che distruggono dolcemente ogni pretesa di certezza o rotondità. La magia capace di rendere evidente qualcosa di invisibile (in quell’Italia e nella rigida Spagna siamo molto diversi). Problemi che sono sul tavolo, ma non vengono discussi apertamente perché ci sono cose che non hanno bisogno di essere spiegate. Per educazione o prudenza. Gianluigi Buffon ha spiegato il termine come nessun altro nel 2012. “Meglio due feriti che un morto. Le partite sono da vincere. Ma se a volte devi fare conti, sei giustificato. Buffon, abbastanza interessante, è stato coinvolto in un pasticcio di scommesse in quel periodo”.

El Pais rievoca il biscotto di Euro 2004 tra Danimarca e Svezia, il Milan dello scudetto 1993, quello tra Roma e Lazio non retrocedere nel 2005. E conclude:

“Se applicato alle relazioni quotidiane, risolverebbe molti problemi di convivenza. Il biscotto è un monumento alla civiltà e al progresso. La massima espressione democratica”.

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