Insigne calcia il rigore quando il treno ha da qualche minuto lasciato Trieste. Quel gesto di Politano dopo il gol, a Napoli significa “uanema”
Insigne calcia il rigore quando il treno ha da qualche minuto lasciato Trieste; perciò, il suo gol va a collocarsi, inevitabilmente, in uno scenario mozzafiato, tracciato dalla lunga curva che fa la rotaia lasciando la città giuliana. Curva che corre a picco sul mare corre nell’azzurro corre a fil di palo corre a portiere battuto. La partita del Napoli viene dopo un paio di giorni passati a Trieste, città di confine piena di mistero, di figure che potrebbero apparire da un momento all’altro, e l’attimo dopo sparire: in fondo a un molo, a un incrocio tra un vicolo e una piazza. Trieste ha qualcosa di Napoli, specie se cammini sul lungomare Sauro e guardi le case che si arrampicano sulle cime. Qua dicono le cime, le rive. Qua tira vento anche quando il vento non è segnalato dal meteo, qua è tutto come in un romanzo di Stelio Mattioni, qua il mio treno riparte per Venezia quando Atalanta-Napoli è cominciata da dieci minuti. Le regole fantastiche che regolano i luoghi, il nostro immaginario, le superstizioni, mi portano a credere che, quando ci si lascia alle spalle una meraviglia come Trieste, la mia squadra del cuore non possa perdere a Bergamo. Perdonatemi, sono una persona strana, futile, mi occupo di poesia. Il mare di Trieste era azzurrissimo, pieno di meduse tanto belle da sembrare irreali, attaccavano gli spazi lasciati dalle corde delle barche, si sovrapponevano. Le meduse seguivano uno schema, l’ho seguito anche io.
Politano segna il secondo gol mentre mi trovo in un luogo meno romantico, Ronchi dei legionari, ma altrettanto emblematico. Il treno rallenta e ferma, qui c’è l’aeroporto di Trieste, anche se la città è distante, si respira un’aria mista di Gorizia e di Udine, si avverte un retrogusto pasoliniano, ma oggi questo treno da Casarsa della delizia non passerà, è un regionale veloce. Salgono due signore con le rispettive biciclette, immagino non le avessero su un aereo, o forse sì. Salgono due ragazzi pieni di valigie, altri due che hanno l’aria di aver appena finito il turno. Sale una ragazzina con lo zaino e un piccolo trolley, magari studia a Venezia o a Padova, il suo fine settimana a casa è finito, chissà. Il treno riparte, lo schema su punizione del Napoli funziona per l’ennesima volta, Insigne scucchiaia, Politano incrocia il sinistro, 2-0. Politano si rende conto di aver fatto un bel gol, fa quel segno con le mani che significa “uanema” a Napoli, quello che significa altrove ci interessa meno. Politano che continua a non piacermi ma sembra un altro giocatore rispetto allo scorso campionato, cioè, sembra un giocatore (che mi piaccia o meno è un altro discorso). Il treno corre (si fa per dire) verso Latisana, più avanti verso il Veneto. Intervallo.
L’Atalanta gioca, non demorde, ma è frenetica, convulsa, arriva bene fino all’area, ma poi difetta di precisione, sbaglia il tiro. Vi ricorda qualcuno? Sì, il Napoli di tante volte ma non di oggi. Tra Cervignano e San Giorgio di Nogaro, l’Atalanta accorcia le distanze, con una buona azione interpretata in maniera un po’ sufficiente dal Napoli. Tanta campagna adesso, e vecchie fabbriche, capannoni che potrebbero diventare qualcos’altro, il Napoli che non può permettersi di pareggiare questa partita.
Il secondo tempo prosegue con i bergamaschi determinati a raggiungere il pari, paiono funzionare i campi di simpatia Gasperini, soprattutto Boga, che è un calciatore di talento, che continua a piacermi molto. Il treno scende rapido verso il Veneto, il Napoli regge bene alla pressione dell’Atalanta, anche i cambi di Spalletti funzionano. A Portogruaro / Caorle salgono un sacco di studenti, che belli che sono, ancora pieni di speranze. Uno si siede dietro di me e al telefono dice: “L’Udinese ha fatto il terzo, possiamo stare tranquilli”. Il Napoli per stare tranquillo deve farne un altro, e, mentre il regionale sta entrando a San Stino di Livenza, Koulibaly fa un lancio degno di Pirlo e manda Lozano nella prateria della metà campo atalantina. Il messicano è rapido ma più lucido di altre volte, si accentra, alza la testa, dalla parte opposta stanno arrivando Elmas e Mertens, il macedone è più avanti, la palla è sua, controllo e tiro morbido tra le gambe di Musso, 3-1, che meraviglia. Uno dei migliori poeti italiani scrive nel dialetto di queste parti, una lingua che non è friulano, non è veneto, ma nei suoi versi è bellissima, si chiama Fabio Franzin e non so per chi tifi.
La partita deve finire e finisce tra San Donà di Piave e Quarto d’Altino, manca davvero poco a Venezia e nemmeno troppo alla fine del campionato, andiamo a vedere che succede, divertiamoci ancora un po’. Venezia nella luce del pomeriggio è bellissima, come sempre, ma quando vince il Napoli è bella un pochino di più.