Al Corsera: «Ho paura dell’aereo, guardo sempre lo stesso film per esorcizzare. Non vidi il messaggio di Bolt, ne ho ancora da leggere»
Sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo intervista Marcell Jacobs oro olimpici nei 100 metri nella staffetta 4×100.
Racconta la sua paura di volare.
Nel 2017 vado in America: mondiale di staffette alle Bahamas, e stage a Phoenix. Ma ho un dolore al ginocchio che non mi fa correre. Viaggio di ritorno allucinante: Nassau-Charleston-Phoenix-Los Angeles-RomaTrieste. Sempre maltempo, vuoti d’aria tipo montagne russe. Da allora ho paura di volare».
E come fa?
«Soffro. Dovevo rientrare da Londra: tutti i voli cancellati per un tornado, tranne il mio, per Bruxelles. Sto vedendo un film d’azione, 6 Underground, quando annunciano che il tornado si è spostato giustappunto sopra Bruxelles, e tenteremo un atterraggio d’emergenza. Panico. Così mi sono immedesimato nel film: gli altri gridavano e io stavo sparando dagli elicotteri. Da allora ogni volta che prendo un aereo guardo 6 Underground. E pensare che il mio secondo sogno, dopo la medaglia olimpica, è andare nello spazio. Prima o poi ci riuscirò».
Usain Bolt
Dopo Tokyo Bolt ha avuto belle parole per me in pubblico, e mi ha scritto un messaggio in privato. Solo che io l’ho letto cinque giorni dopo».
Cioè lei non ha letto un messaggio di Usain Bolt, il più grande atleta di tutti i tempi?
«Le faccio vedere i messaggi che ho ricevuto dopo l’oro. Questi sono solo i direct che arrivano su Instagram dai profili verificati, con la spunta blu. Molti devo ancora leggerli adesso. Ma guarda! Mi hanno scritto pure Facchinetti e Barella, quello della Nazionale, e io non lo sapevo… Il messaggio di Bolt però l’avevo trovato, e gli ho risposto subito: Usain scusa il ritardo…».
A scuola ha mai avuto problemi?
«Per che cosa?».
Per il colore della sua pelle.
«Mai. Non saprei raccontarle un solo episodio negativo legato al colore della mia pelle. Semmai, quando mi facevano disegnare la mia famiglia, ero l’unico che disegnava solo la mamma».
Le è mancato il padre?
«All’inizio sì. Lo subivo. Poi mi sono abituato, e non ci ho pensato più. Dal restarci male sono passato alla mancanza di sentimento: papà non c’è, e basta. Mia madre Viviana ha trovato un nuovo compagno, e nel giro di due anni sono nati i miei fratelli, Niccolò e Jacopo».