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Giordano: «Dopo il ritiro Maradona veniva a trovarmi a Roma senza preavviso, parlavamo tutta la notte»

Intervista al Venerdì. «Ferlaino era un presidente molto chiuso. I tifosi erano soffocanti, ma c’erano posti dove ci lasciavano in pace e ci rispettavano»

Giordano: «Dopo il ritiro Maradona veniva a trovarmi a Roma senza preavviso, parlavamo tutta la notte»

Il 10 maggio saranno 35 anni dal primo scudetto del Napoli, nel campionato 1986-’87. Un momento che ricordano in un libro (“Che vi siete persi…”) Salvatore Bagni e Bruno Giordano. In un’intervista al Venerdì di Repubblica raccontano alcuni aneddoti legati alla loro esperienza nel Napoli. Giordano parla di come si svolgevano i ritiri, all’epoca.

«A quell’epoca si faceva il ritiro in hotel con i pensionati e le famiglie. Era bello perché, a differenza di quanto accade oggi, noi calciatori ci mescolavamo alla gente comune».

E aggiunge:

«I tifosi potevano essere soffocanti, ma c’erano anche posti dove ci lasciavano un po’ in pace e ci rispettavano. L’affetto comunque non era mai troppo».

Parla di Ferlaino:

«Il nostro rapporto è cresciuto dopo la fine della mia carriera. In una sera a cena abbiamo parlato più che in tre anni a Napoli. Era un presidente molto chiuso, ma successivamente si è rivelato una persona squisita».

Bagni indica come momento più critico dell’esperienza napoletana il 1984.

«Eravamo in zona retrocessione, e in ritiro a Vietri sul Mare ci fu un confronto aspro tra noi giocatori: giravano voci in città che io non volessi passare la palla a Maradona e Diego mi chiese perché. Gli risposi a muso duro che sarei stato un pazzo se quella voce fosse stata vera. Da quel momento Diego iniziò a stimarmi, e rimontammo fino all’ottavo posto».

Su Maradona, Giordano:

«Le magie che faceva col pallone: se non le avessi viste dal vivo avrei pensato a un trucco televisivo. Era un leader silenzioso in campo, sempre pronto a fare festa fuori. Mi ricordo il sabato prima della partita scudetto: Diego che ascoltava musica sudamericana fino alle tre di notte nei corridoi del ritiro a Soccavo, e noi tutti insieme a lui per stemperare la tensione. Quando ci siamo ritirati, ogni tanto suonava il campanello a casa mia a Roma, senza preavviso: saliva e passavamo il tempo a parlare fino alla mattina successiva».

Bagni:

«Ho rivisto ieri alcuni filmini girati qui a casa mia a Gatteo a Mare. Ci passava mesi, era come casa sua, anche se io gli davo delle regole e lo trattavo da pari: dormiva fino a tardi e tutti avevano paura di svegliarlo, ma quando aprimmo la scuola calcio insieme, per rilanciarne l’immagine una volta finiti i suoi problemi con la droga, lo buttavo giù dal letto alle otto. Bastava dargli un pallone ed era felice. Ricordo che venne qui dopo essere dimagrito 50 chili nel 2005: aveva smesso con la coca e non credo di averlo mai visto così felice. A ripensarci mi commuovo ancora».

 

 

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