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Sentite i tifosi della Juve: “hanno voluto trasformare lo Stadium in un teatro, questi sono i risultati”

Tuttojuve.com contro la società: “in curva non si possono portare più striscioni né bandiere, tanto l’obiettivo è vendere gadget e pop-corn”

Sentite i tifosi della Juve: “hanno voluto trasformare lo Stadium in un teatro, questi sono i risultati”
Una vecchia immagine della Curva della Juventus: Juve-Lazio, 25/08/2018 -Serie A / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: tifosi Juventus ultras curva sud

Riportiamo un ampio estratto di un articolo pubblicato su tuttojuve.com all’indomani di Juventus-Villarreal 0-3. Lo riportiamo perché sono parole che abbiamo ascoltato, pressooché pari pari, a Napoli. E probabilmente in altre piazze d’Italia. L’accusa è nei confronti del club che non viene mai citato ma è chiaro che il riferimento sia alla società Juventus colpevole di aver anestetizzato lo stadio. Ovviamente non viene citato il processo Last Banner in cui furono condannati sei ultras juventini per pressioni sul club che ebbe diritto a un risarcimento di 53mila euro.

C’è, tuttavia, un aspetto ancora peggiore: il silenzio surreale di uno stadio che ormai fa ridere i polli, l’assenza di una curva in grado di dare alla squadra quella carica, quella scossa che possono fare trovare energie impensabili anche in una serata storta. Tutto questo, allo Stadium, non è più possibile. Non esiste più uno Stadium. Esiste un teatro a metà strada tra un club per snob con la puzza sotto il naso e una versione più recente del museo egizio, fatto di mummie viventi (più o meno). L’attività più rumorosa si raggiunge quando si mangiano i pop corn, mentre l’apice dei cori lo si trova all’atto del rinvio del portiere avversario (stile asilo Mariuccia). Non occorre aggiungere altro. Bastano tre bimbi nel settore ospiti per sovrastare l’intero Stadio, a livello di voci, cori e coreografie. Già, perché in curva non si può portare nulla: striscioni, bandiere, vessilli. Dai una occhiata al di fuori e vedi splendide coreografie. Poi, torni a vedere lo Stadium e ti prende un nodo alla gola, oltreché al petto.

A chi ha voluto tutto ciò, andrà probabilmente bene così. Del resto, l’importante è vendere le magliette, pop corn e gadget. Che bello vedere tutti quei tifosi che si fanno i selfie allo stadio, al posto delle bandiere, degli striscioni, delle torce, dei vessilli. Già, che meraviglia.

Business is business. Intanto, si sono persi dei bei milioncini ieri sera, così come nel resto della stagione.

Certo, non esiste la controprova, ma chi ha voluto il teatro, il business, a discapito della passione e del tifo, ha provato a chiedersi se, con una situazione diversa (ovvero con una curva degna di tal nome e uno stadio che tifa per la propria squadra anziché pensare a selfie e pop corn) alla fine, non ci avrebbe guadagnato di più? Ha provato a pensare che, in caso di altre stagioni come queste ultime tre, lo stadio rimarrebbe desolatamente vuoto? E anche i pop corn invenduti?

Il dodicesimo uomo, qualche punto in più lo ha sempre portato. E magari, avrebbe potuto portare anche qualche milione di euro in più.

Ne valeva davvero la pena? E vale la pena continuare con questa forma di ostracismo insensato? I compromessi si possono trovare: basta mettere da parte un po’ del proprio ego. Per il bene comune. E, il bene comune si chiama Juventus.

Che, al di là di tutte le problematiche di campo, si merita passione e calore. Più cori e bandiere, meno pinguini e pop corn.

Fino alla fine.

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