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Gli eredi legittimi di Maradona: «Da luglio a novembre hanno ridotto Maradona a una condizione di servitù con alcol e droghe»

La nota contro diversi imputati. «Lo scopo era tenerlo sotto il loro potere, per beneficiare economicamente del reddito generato attorno alla sua figura»

Gli eredi legittimi di Maradona: «Da luglio a novembre hanno ridotto Maradona a una condizione di servitù con alcol e droghe»
Napoli 04/07/2017 - presentazione 'Effetto Maradona' / foto Insidefoto/Image nella foto: Diego Armando Maradona

Con una nota ufficiale gli eredi di Diego Armando Maradona, scomparso a Tigre, in Argentina, il 25 novembre 2020, hanno firmato un documento ufficiale in cui riportano la “verità oggettiva” dei fatti su una morte, quella di Diego, tuttora molto misteriosa. Una parte di questa nota è riportata sull’edizione odierna del Corriere dello Sport.

Dalla fine di luglio dell’anno 2020 e fino all’inizio di novembre dello stesso anno, 2020, nel Barrio Cerrado Campos de Roca situato nel distretto di Coronel Brandsen, gli imputati, Víctor Stinfale, Matías Edgardo Morla, Maximiliano Pomargo, Vanesa Morla, Maximiliano Trimarchi e Carlos Orlando Ibañez, hanno ridotto Diego Armando Maradona a una condizione di servitù, limitando i suoi contatti con la famiglia, gli amici e i parenti, sia di persona che telefonicamente, fornendogli alcol, droghe e marijuana, e manipolandolo psicologicamente con diversi gadget, con lo scopo di tenerlo sotto il proprio potere, per beneficiare economicamente del reddito generato attorno alla sua figura.

In pratica, a Diego non era concesso di restare neppure per un istante solo coi propri figli.

Gli eredi invocano giustizia: «Non possiamo ignorare che in alcuni tribunali o pubblici ministeri vi sono persone suscettibili di interessi politici ed economici. Chiediamo a tutti coloro che hanno voluto bene a nostro padre di essere attenti a tutte le future risoluzioni di questo giudice perché – concludono – controllando tra tutti avremo una maggiore garanzia che finalmente la giustizia sarà fatta».

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