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Sarri ha ragione sulla Coppa Italia: è un torneo tipicamente italiano, a tutela dei più forti

Oggi in Francia si gioca il quarto di finale tra Bergerac e Versailles. Ancora ci si ricorda del Calais. Un tempo anche da noi era così: la finale del Palermo, Atalanta e Vicenza in semifinale di Coppa delle Coppe

Sarri ha ragione sulla Coppa Italia: è un torneo tipicamente italiano, a tutela dei più forti

Succede che Maurizio Sarri possa avere ragione. Gli ha evidentemente fatto bene l’aria del contropiede, dei gol in due tocchi. Appare rigenerato. Ha – almeno per un pomeriggio – abbandonato quell’abito da profeta del calcio. E i risultati si vedono. Non solo in campo dove finalmente si è arreso alle caratteristiche dei suoi calciatori, anche fuori. Ieri ha detto che la Coppa Italia è la manifestazione più antisportiva del mondo, che è costruita per garantire le partite in diretta alle squadre più forti (assicurando  così una resa di audience fondamentale per la pubblicità). Ha perfettamente ragione. Lasciamo stare il passaggio complottistico sui sorteggi. È proprio la formula a essere antisportiva. Con le squadre più forti che entrano in gara solo agli ottavi di finale. Vinci quattro partite e alzi il trofeo. Una formula che esiste solo in Italia e che – oltre all’audience televisiva – garantisce così che in Europa League ci vada sempre una squadra in teoria più solida e quindi difendere il ranking.

In nessun altro Paese funziona così. In Inghilterra succede che il Manchester United debba giocare contro il Middlesbrough e che vada anche fuori ai rigori. In Francia oggi si gioca il quarto di finale tra Bergerac e Versailles due squadre di Serie D e su cui è possibile imbastire film, romanzi, serie tv. Il Bergerac da solo è un patrimonio inestimabile di suggestioni. È la forza dello sport. Ancora si parla del Calais squadra di dilettanti che nel 2000 raggiunse la finale e venne sconfitta in finale dal Nantes. In Spagna quest’anno vincerà certamente un’outsider visto che Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid sono fuori. Le semifinaliste sono Bilbao, Betis, Rayo Vallecano, Valencia.

Un tempo, anche in Italia era così. Tanti e tanti anni fa, quando si giocava meno e non c’era tutta questa attenzione all’usura fisica dei calciatori, la Coppa Italia cominciava d’estate. Erano i primi servizi filmati che si guardavano dopo mesi di astinenza. C’erano i gironi eliminatori cui partecipavano tutte le squadre di Serie A. Serviva anche da rodaggio. I ritiri non erano, come oggi, occasioni per drenare qualche spicciolo alle località turistiche. Succedeva che in finale di Coppa Italia ci finisse il Palermo (e che rischiasse pure di vincerla, contro la Juventus al San Paolo), o che in Coppa delle Coppe terminasse l’Atalanta (non era ancora quella dei Percassi) che sfiorò l’impresa uscendo in semifinale contro il Malines. In semifinale di Coppa delle Coppe arrivò anche il Vicenza di Guidolin eliminato dal Chelsea di Zola. È doveroso per noi menzionare che una volta accadde che la Coppa Italia fu vinta da una squadra di Serie B: era l’edizione 61-62, quella squadra era il Napoli.

Ovviamente in Italia la formula attuale non cambierà mai, per i motivi ben spiegati da Sarri. Resta una manifestazione che ha ben poco di sportivo. È tipicamente italiana. Una formula a tutela dei più forti, com’è nello spirito del Paese.

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