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Dorothea Wierer: «Di libertà in Cina ce n’è poca, anche senza pandemia. Ma sono solo tre settimane»

Intervista al Corsera: «A dicembre le gambe non giravano, ero sempre stanca, sono emersi problemi alla tiroide, ci ho messo un po’ a trovare il giusto mix con le medicine»

Dorothea Wierer: «Di libertà in Cina ce n’è poca, anche senza pandemia. Ma sono solo tre settimane»

Il Corriere della Sera intervista Dorothea Wierer tre ori mondiali nel biathlon e due bronzi olimpici. Stamattina sarà impegnata nella staffetta mista. Parla della sua stagione e delle aspettative olimpiche.

«A dicembre mi sono accorta che le gambe non giravano proprio: ero sempre stanca, tempi di recupero biblici. Non normale. Ho fatto un po’ di esami e sono emersi dei problemi alla tiroide. Ci ho messo un po’ a trovare il giusto mix con le medicine. Quando sono entrate a regime, è andata subito meglio».

«Peggio di Pyeongchang non potrà mai essere. Inoltre in Cina ci sono venuta più tranquilla, non mi aspetto l’Olimpiade del secolo… In Corea ero partita troppo carica e ci ero rimasta male, qui sono più serena e magari qualche sorpresa arriva».

Cosa si è portata in Cina per la lunga trasferta?

«L’abbigliamento tecnico più pesante che avevo nell’armadio, il mio Ipad per vedere un po’ di Netflix: Casa di carta e Emily in Paris le mie serie preferite. Siamo blindati, chiusi dentro all’albergo. Quando usciamo è per andare in pista. Zero distrazioni. Il divertimento sta altrove. Anche senza pandemia, di libertà in Cina ce n’è poca. Ma alla fine sono solo tre settimane: sopravviveremo. E adesso che cominciano le gare ci sarà poco altro a cui pensare».

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