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Dopo che anche il Papa è stato da Fazio, gli unici a non parlare mai sono rimasti gli arbitri

All’inizio Spalletti voleva vincere contro l’Inter, poi ha avuto paura di perderla. Sarebbe servito un esorcista a urlargli: “Gattaccio esci da questo Spalletti”

Dopo che anche il Papa è stato da Fazio, gli unici a non parlare mai sono rimasti gli arbitri
Db Milano 24/10/2021 - campionato di calcio serie A / Inter-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Maurizio Mariani

FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 25° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2021-22

La prima contro la seconda.

Il migliore attacco contro la miglior difesa.

Il premio simbolico del possibile sorpasso in palio.

Ditemi voi se questa non è la partita dell’anno.

Nell’attesa Sor Polpetta in primo piano scatarra su Sinisa una tripletta di portata apocalittica, che allerta la Protezione Civile.

Nell’attesa smanetto qua e là.

Crisi Uraina. L’Italia invierà gli alpini. Tanto fra ubriaconi ci si intende.

Crisi energetica. Brunetta: ”Serve un governo forte e credibile”. Quindi siamo fottuti.

Si arriva finalmente all’inizio.

Il Napoli parte alla grande.

Concentrazione giusta, giusta qualità nel palleggio.

Il Napoli parte alla grande e va subito in gol.

Rigore sacrosanto su Osi.

Sul discetto va il Pibe di Fratta con fredda determinazione.

Ci vuole coraggio.

Se lo avesse sbagliato, lo avrebbero costretto anzitempo a non farsi vedere mai più in giro da queste parti.

Un primo tempo quasi perfetto, che meriterebbe il raddoppio.

Ma il raddoppio non arriva.

Fiammata del Signorinello Pallido che scheggia il palo, poi chi lo vede più.

La ripresa è un’altra storia.

Si parte con un involontario svarione di Di Lorenzo, fino a quel punto impeccabile su Perisic.

Ma le responsabilità sono anche di altri in quella sfigatissima azione.

Del Cafetero che va moscio e a mani basse su quella palla.

Dell’Imperatore Nero, che dorme stanchezze africane e si perde il Polifemo bosniaco.

E soprattutto del Barilotto lusitano, perché l’azione – al solito – parte dalla sua zona.

Praticamente si segnano da soli.

Non siamo stati fortunati all’andata, non siamo fortunati al ritorno.

L’episodio produce un effetto devastante.

La squadra improvvisamente si smoscia. Va in improvvisa depressione.

I Suninter pur col fiatone, pur ancora di malumore per come è andato il Derby, diventano padroni del campo.

E danno l’impressione di essere un gradino più su.

E quel gradino si chiama carattere.

Più squadra. Più consapevoli.

Eppure l’occasione per vincerla capita a noi.

Ma capita sul piede sbagliato dell’inguardabile Zircone macedone.

Era una partita che nessuno voleva vincere, e alla fine resta un pari.

Perché nel calcio esiste una incredibile regola che esclude la possibilità della sconfitta per entrambi.

Alla fine resta un pari. E devo ammettere che è il risultato meno peggiore.

Un pari che amareggia un po’.

Fra Cipolla da Certaldo, chissà, forse all’inizio voleva anche vincerla. Poi ha avuto paura di perderla.

Sembrava posseduto dallo spirito di un suo recente predecessore, per come ha giocato il secondo tempo.

Ci sarebbe voluto un esorcista a urlargli: “Gattaccio esci da questo Spalletti”.

Ma l’ultima punizione a tempo scaduto?

Quella che Ounas, invece di crossare in area nel mucchio, preferisce appoggiare indietro. Perché?

Un pari che amareggia.

Il Napoli ancora una volta stecca l’appuntamento per volare.

Mezzo pieno il coso qui davanti a me? Va bene.

I punti buttati via sono altri. Sono quelli di dicembre. Va bene.

E’ un punto che in fondo lascia intatte le ambizioni o meglio, i sogni. Va bene.

Il Napoli non ha nulla di meno e nulla di più dei Campioni d’Italia.

Il campionato riapre.

E sarà un finale di stagione esaltante.

La mogliera porta le pizze.

Riempio il coso là davanti a me.

Tenterò di mangiare.

Cui prodest?

Match point Milan con i Ciclisti, o qualcosa di simile.

Quello che non riesce agli azzurri, riesce ai Diavoli.

Sorpasso.

Leao spacca la partita grazie a uno spettacolare gol direttamente su rimessa di Maignan.

Il bottino sarebbe ben più cospicuo se non fosse stato per le parate di Wladimiro Falcone alla quinta presenza da titolare fra i pali doriani.

Almeno cinque interventi decisivi e i complimenti di Giroud.

A sera arriverà anche la telefonata di Carlo Verdone.

Era lui il neonato che il celebre attore romano tiene in braccio, in una scena del film “Viaggi di Nozze”.

Gli ergastolani afferrano per i capelli all’ultimo secondo un punticino.

Ma non perdere a Bergamo contro la diretta concorrente per il quarto posto, è un risultato da considerare in positivo.

All’indomani dell’acquisto di Vlahovic, Agnelli avrà sbattuto più volte i pugni sul tavolo e avrà assunto il tono da trinariciuto padrone del vapore raccomandando alla dirigenza dei fischietti di non fare scherzi.

Un investimento così va tutelato.

E infatti Mariani l’ha preso a cuore, facendo il possibile per garantire il posto Champions ai bianconeri.

Al portiere dalle mille consonanti è consentito di travolgere in un’uscita disperata Koopmeiners involatosi in solitudine verso la porta.

Manco un giallo.

A De Light, unico calciatore al mondo, è consentito di giocare a pallone sia con le mani che con i piedi, indifferentemente.

Manco un giallo.

Episodi che scatenano la reazione invero esilarante del ds bergamasco Umberto Marino, in un monologo che farebbe invidia a Epifanio indimenticato personaggio creato dal genio di Antonio Albanese.

Episodi che meriterebbero la versione ufficiale da parte della classe arbitrale, per fare chiarezza una volta per tutte.

Ma si sa, dopo che anche il Papa è stato da Fazio, ormai gli unici che non parlano mai con nessuno in Italia sono rimasti solo gli arbitri.

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