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Ciro Priello: «Tifo Napoli perché non volevo vedere piangere mio padre, sono tifoso per compassione»

Alla Gazzetta: «Una delle poche volte in cui ho visto piangere mio padre è stata quando siamo retrocessi in Serie B, nel 1998».

Ciro Priello: «Tifo Napoli perché non volevo vedere piangere mio padre, sono tifoso per compassione»

La Gazzetta dello Sport intervista Ciro Priello, dei The Jackal: è stato uno dei protagonisti del Pre-Festival di Sanremo, con Roberta Capua e Paola Di Benedetto. Racconta il suo amore per il Napoli.

«Il Napoli è l’amore della mia vita, mi permette di staccare dagli impegni familiari e lavorativi e sono contento che, dopo tanto tempo, mi prenda ancora così tanto. Spero non passi mai».

La prima volta che andò allo stadio a vedere il Napoli fu quando era bambino.

«Una sconfitta in casa contro la Roma, ero bambino, mi portò mio padre all’allora San Paolo. Non conoscevo nemmeno i nomi dei giocatori. Poi ho avuto i primi beniamini, mi viene in mente Igor Protti, più avanti Jankulovski o Mancini tra i pali. Sono cresciuto con un Napoli meno ambizioso di quello di oggi e ricordo le delusioni di mio padre: una delle poche volte in cui l’ho visto piangere è stata quando siamo retrocessi in Serie B, nel 1998».

Priello giocava da portiere da ragazzo.

«Sono stato un portiere nel Giugliano, non lontano da casa, per tre anni, solo che poi mi sono appassionato alle discipline artistiche e ho lasciato. Ma amavo giocare».

Della solitudine del portiere lo attirava

«La responsabilità, la visione ampia del campo, la possibilità di essere un punto di riferimento per la squadra, anche se non tutti sanno apprezzare questo aspetto. Gli amici mi consideravano lo sfigato messo lì, in un ruolo che nessuno voleva occupare. Si sbagliavano».

Sul Napoli di Spalletti:

«La squadra di Spalletti mi pare più consapevole dei propri mezzi rispetto a quella di Gattuso, che pure non mi dispiaceva. Insigne? È un peccato che vada via ma non mi sento di giudicarlo, i tempi sono cambiati e vale per tutto il campionato».

Ammette di non riesce a spiegarsi l’esistenza di napoletani che non tifino Napoli. E spiega perché non si è mai affezionato ad altre squadre negli anni peggiori del Napoli:

«Non volevo vedere piangere mio padre. Sono tifoso per compassione».

 

 

 

 

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