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Berrettini: «Non è colpa mia se sono bello, ma sono andato a Sanremo perché gioco bene a tennis»

Intervista a Repubblica: «Anche io tiferei per Nadal, Djokovic o Federer. Significa stare insieme ai propri ricordi, io lo trovo romantico».

Berrettini: «Non è colpa mia se sono bello, ma sono andato a Sanremo perché gioco bene a tennis»
Londra (Inghilterra) 09/07/2021 - Wimbledon / foto Imago/Image Sport nella foto: Matteo Berrettini

Matteo Berrettini intervistato da Repubblica, a firma Maurizio Crosetti, dopo la sua presenza come ospite al Festival di Sanremo.

A proposito della sua bellezza e dei commenti che hanno accompagnato la sua apparizione:

«Scusate, non è colpa mia. Ci sorrido. Beh, diciamo che la mia mamma e le mie nonne già quand’ero piccolo non facevano che insistere: “Ma quanto sei bello…”. Sono abituato, però non faccio mica il modello, sono un atleta e per questo mi hanno chiamato a Sanremo. Non gioco a tennis per farmi dire che sono elegante o carino. Poi, che mi dispiacciano certi complimenti no davvero, sarei falso se lo dicessi».

Del passaggio generazionale nel tennis:

è soltanto una questione di tempo: è un passaggio e passerà. Anche di Nadal, all’inizio, si diceva: ma guarda questo, gioca con i pantaloncini a pinocchietto… E il pubblico tifava per Sampras, per Agassi, non per i nuovi campioni che pure sarebbero diventati leggenda».

Io capisco la gente che ama i miti, in campo non provo fastidio. Forse anch’io, se fossi in tribuna, tiferei per loro. Perché tifare Nadal, Djokovic o Federer significa stare insieme ai propri ricordi, vuol dire rimanere attaccati a una parte del proprio cuore. Io lo trovo romantico».

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