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Tennis, L’Equipe racconta Kyrgios bambino paffutello: «Non amava correre, la nonna lo portava al KFC»

Il geniale tennista australiano da piccolo aveva l’asma. “Ha imparato a leggere il gioco come nessun altro, per evitare di doversi spostare. L’allenamento coi cesti lo annoiava”

Tennis, L’Equipe racconta Kyrgios bambino paffutello: «Non amava correre, la nonna lo portava al KFC»

Nick Kyrgios è appena uscito dal campo, sconfitto agli Australian Open – casa sua – dal numero due del mondo, Medvedev. Dopo una partita così… Kyrgios, che poteva persino vederlo vincitore totalmente contro pronostico. Ha messo in campo tutto il suo repertorio: tweener, battute da sotto, colpi incredibili, urla al pubblico, urla all’avversario, urla all’arbitro, corse sotto gli spalti, pantomime evidenti. Alla fine ha perso. Ma è tornato lui. E “lui” L’Equipe racconta fotografato in infanzia: un ragazzino bello cicciotto, che giocava esattamente come adesso: a modo suo, fregandosene del resto.

Il titolo dell’articolo dice già tutto: “Nick Kyrgios, percorso di un bambino che non amava correre

E’ cresciuto a Lyneham, alla periferia di Canberra. “La maggior parte dei bambini fa semplicemente quello che gli viene chiesto di fare in campo. Non Nick,” racconta Andrew Bulley, l’allenatore che l’ha scoperto fenomeno a 4 anni. La mamma Norlaila, gli diede in mano una racchetta e scoprì il prodigioso coordinamento del figlio.

“Nick è nato tennista”, dice Bulley. “L’allenamento con Nick non poteva essere ridotto ai cesti. Non gli interessava, lo trovava sciocco e poco interessante. E quando sente che una cosa è stupida è stupido, non fa alcuno sforzo. Dovevo costantemente trovare qualcosa che lo stimolasse, sfide, giochi, punti. Il suo spirito competitivo ha fatto il resto”.

Todd Larkham che lo notò durante un torneo locale per under 10 dice che “emanava un’energia pazzesca. Aveva già questo fattore X, una cosa che non si può imparare: la compostezza nei momenti chiave, l’incredibile capacità di fare i colpi vincenti e giocare bene quando necessario. Lo aveva in sé, faceva parte della sua personalità. Le partite tirate, finiva quasi sempre per vincerle, anche quando era in svantaggio. Ha sempre avuto quell’istinto di sopravvivenza”.

Ma soprattutto il ritratto del piccolo Kyrgios è all’opposto dell’omone potente e spesso arrogante che adesso domina il campo, quando ha voglia.

“Già all’epoca, al ragazzo di Canberra non piaceva correre. Avido, abituato ad andare ad abbuffarsi al KFC con la nonna dopo la scuola. Soffriva di un leggero sovrappeso. Ma non eravamo preoccupati, sapevamo che si sarebbe affinato crescendo, come suo fratello prima di lui”.

E poi Kyrgios aveva l’asma. E il motivo per cui gioca così, oggi, deriva da quello: Kyrgios era gravemente privo di mobilità in campo. “Improvvisamente, il tennis non era un gioco di resistenza per lui. Non si trattava di impegnarsi in lunghi scambi, fare il tergicristallo e semplicemente rimettere la palla di là. Si è assicurato di vincere senza muoversi troppo. Per compensare la sua lentezza, Kyrgios ha imparato a leggere il gioco meglio di altri. “Ha un occhio incredibile. Sa cosa sta succedendo in campo e cosa farà l’altro, Non ho mai incontrato qualcuno che capisca anche bene e veloce il gioco come lui. Ha una mente costruita per questo sport”.

John Morris, suo futuro agente, dice che “ha mantenuto questo modo di colpire la palla che impedisce agli avversari di costringerlo a muoversi molto. Ancora oggi lo vediamo spesso piantato in una parte del campo, che domina lo scambio senza muoversi“, osserva Bulley.

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