“Punito il suo modo di vivere, un monumento all’egoismo e alla testardaggine. Prima i ricchi piegavano le regole, in pandemia forse non più”
Ogni giornale, in tutto il mondo, ha un suo editoriale a commento della vicenda di Djokovic. Ma al centro di questa storia c’è un punto abbastanza netto che lucidamente sottolinea Simon Briggs sul Telegraph: l’egoismo di Djokovic, e il pianeta parallelo abitato dal tennista in questi ultimi due anni di pandemia. Per il Telegraph, quello del governo australiano è di fatto “un giudizio sul suo approccio alla vita monumentalmente testardo e spesso egoistico”.
E’ vero che “le lezioni della storia recente suggeriscono che i ricchi e i potenti sono sempre più in grado di piegare la realtà alla loro volontà. Ma forse la pandemia offre un cambiamento in questa tendenza. Tutti hanno dovuto fare qualche sacrificio negli ultimi due anni. E con le sue divagazioni ascientifiche e il volontario disprezzo dei protocolli di sicurezza, Djokovic è diventato un parafulmine per le frustrazioni dell’Australia, la nazione più chiusa del mondo”.
Per il Telegraph “Djokovic avrebbe fatto meglio ad accettare il verdetto iniziale e a ritirarsi con un briciolo di dignità. Almeno allora lo avremmo considerato solo un testardo scettico sui vaccini che aveva cercato di entrare in Australia dalla porta sul retro. Ora si è contorto in alcune posizioni dolorose nei suoi sforzi per giocare a Melbourne”. “Queste sono macchie che non sbiadiscono”.