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Foschi: «Dovetti fare una guerra per portare Cavani in Italia. Ora coi procuratori è ancora peggio»

A Radio Goal il direttore sportivo che lo portò a Palermo. «Il suo procuratore mi chiese 200mila euro, non milioni e milioni. Le commissioni? Non è un ricatto, è peggio»

Foschi: «Dovetti fare una guerra per portare Cavani in Italia. Ora coi procuratori è ancora peggio»
Ci Palermo 07/03/2010 - campionato di calcio serie A / Palermo-Livorno / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Edinson Cavani

Intervenuto ai microfoni di Radio Goal, su Radio Kiss Kiss Napoli, l’ex direttore sportivo del Palermo Rino Foschi ha commentato l’annosa questione relativa alle commissioni che vengono pagate ai procuratori dei calciatori per concludere le operazioni di mercato. La cosa è tornata di stretta attualità dopo i 12 milioni che la Juventus ha corrisposto a Ristic, l’agente di Vlahovic. Foschi ha ricordato di quando portò Edinson Cavani in Sicilia. Anche all’epoca gli agenti dell’uruguagio gli chiesero il pagamento della commissione.

Quello dei compensi ai procuratori è un problema che ho segnalato tantissimi anni fa. Dovetti fare una guerra per portare Cavani in Italia, e all’epoca il suo procuratore mi chiese 200mila euro, non milioni e milioni. C’era una certa serietà. Adesso il problema è ancora più diffuso. Io fui fermato subito. La Federazione permette che i procuratori guadagnino tanto sui calciatori. Soprattutto quelli a parametro zero. Non è un ricatto: è peggio di un ricatto. Non esiste più passione. Sono soldi che i presidenti pagano e che poi escono dal sistema calcio. 

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