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Damiano Tommasi: «La vita da calciatore? Oggi sei un fenomeno, domani nessuno ti ricorda»

Al CorSera: «Finisci col non avere relazioni autentiche con il prossimo. Aveva ragione il mio collega del Parma a dire che i giocatori non possono essere tristi».

Damiano Tommasi: «La vita da calciatore? Oggi sei un fenomeno, domani nessuno ti ricorda»

Il Corriere della Sera intervista l’ex calciatore Damiano Tommasi, dal 2011 al 2020 presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. Si candida a sindaco di Verona. Tra le altre cose, ricorda di essere stato il primo giocatore italiano
costretto ad espatriare in Cina, nel 2009: accettò l’offerta del Tianjin Teda.

«Fu inevitabile. Le uniche squadre in cui avrei accettato di giocare erano Roma e Verona».

Alla Roma accettò uno stipendio bassissimo.

«Era il 2005, ultimo anno del mio contratto con la Roma. Rientravo dopo il grave infortunio subìto durante l’amichevole con lo Stoke City. Temevano che fossi ridotto a un rottame. Dissi a Rosella, la figlia del presidente Franco Sensi: datemi il minimo salariale, 1.470 euro al mese; se non gioco, ci perdete poco, e se invece gioco, ci guadagniamo in due».

Da presidente dell’Aic ha rappresentato Cristiano Ronaldo, che secondo «Forbes» ha accumulato un patrimonio da 1 miliardo di euro. Che effetto fa?

«Secondo lei sono più i soldi che Ronaldo guadagna o quelli che fa guadagnare? In questa economia di mercato mantiene allenatori, preparatori tecnici, sponsor, aziende, tv, giornali».

Possibile calmierare i compensi dei calciatori?

«Sarebbe già tanto se una società non spendesse per un fuoriclasse più di quanto non si possa permettere. Così eviteremmo casi come quello del Chievo, finito in bancarotta, e salveremmo tanti posti di lavoro».

Quanto avrebbe pagato Maradona?

«Quanto vale La Pietà di Michelangelo? Un campione del Parma mi disse: “Noi giocatori non possiamo nemmeno essere tristi”. Aveva ragione. I tifosi ti riconoscono solo la fortuna, mai i meriti».

Che vita è quella del calciatore?

«Sospesa. Ti stacca da terra. Oggi sei un fenomeno, domani nessuno ti ricorda. Finisci per non stabilire alcuna relazione autentica con il prossimo».

 

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