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Tangentopoli dilagò perché venne meno l’omertà. Da questo dipenderà la salvezza del sistema calcio

Craxi definì Mario Chiesa un “mariolo” e crollò tutto. C’è anche una ragione storica per cui l’inchiesta plusvalenze potrebbe diventare come Tangentopoli

Tangentopoli dilagò perché venne meno l’omertà. Da questo dipenderà la salvezza del sistema calcio

Caro Napolista, il paragone tra l’era Tangentopoli e quella dell’inchiesta Plusvalenza è più che mai azzeccato. O meglio, il rischio di una Tangentopoli del calcio italiano è dietro l’angolo non tanto per l’inchiesta “Plusvalenze” che riguarda la Juventus ma per un clima generale che, come hai ben descritto, avvolge il mondo del pallone in questo paese in ogni suo singolo aspetto. Vorrei, però, aggiungere due riflessioni.

La conclusione a cui giungi, ovvero che a nessuno interessi far venire giù il palazzo, è parzialmente vera. Non perché, si badi bene, c’è qualcuno pronto ad approfittarne. Non c’è nessuna Gioiosa macchina da guerra in campo, tanto per capirci. Men che meno si scorge all’orizzonte un’anima bella pronta a pentirsi. C’è però un rischio per la mega-cupola che governa lo sport più bello del mondo nel nostro paese.

Torniamo per un momento alla politica. L’errore vero di Bettino Craxi non fu quello di prendere (come tutti per decenni) le tangenti. Nemmeno quello di chiamare a correità tutto il sistema politico della Prima Repubblica. L’errore tattico, piuttosto, fu quello di definire Mario Chiesa “un mariolo isolato”. Il leader del Psi abbandonò Chiesa, se così si può banalizzare. E lui pensò bene di raccontare tutto al pool di Mani Pulite. Boom. Ecco, questa inchiesta potrebbe aprire a più filoni investigativi e coinvolgere un numero molto alto di singole persone che, a quel punto, vedrebbero compromessa per sempre la propria vita.

I sistemi criminali, da quando l’uomo ha messo piede sulla terra, si reggono sull’omertà. E l’omertà si regge sul mutuo soccorso tra criminali nel momento del bisogno. Ecco, può venir giù tutto se qualcuno dei protagonisti dello schifo calcistico italiano verrà abbandonato, isolato da tutti gli altri. E il rischio c’è soprattutto ora che i soldi non girano e la pandemia ha ricalibrato le necessità economico-sociali di tutti, tifosi compresi.

Il secondo ragionamento che mi permetto di suggerire, poi, riguarda sempre Tangentopoli e la sua proiezione sui fatti pallonari di oggi. Ciriaco De Mita, inascoltato, durante la furia giustizialista dell’epoca provò a ricordare al ceto politico (soprattutto democristiano) che il Muro di Berlino era crollato, non c’era più la minaccia sovietica dietro l’angolo e dunque il blocco politico che aveva governato l’Italia dal dopoguerra non aveva più una ragione storica o geopolitica per continuare ad esistere, immutato. Tangentopoli senza il crollo del muro nel 1989 sarebbe stata probabilmente fermata da Usa, servizi segreti, Nato, nessi e annessi.
Oggi c’è una ragione storica sufficiente a non fare crollare sistema-calcio italiano? Da qui a cinque mesi l’Italia potrebbe non qualificarsi ai mondiali con probabile malcontento dei tifosi. Le squadre impegnate in Champions rischiano una debacle e, diciamocela, la classe dirigente che guida i top club italiani non è così necessaria alla politica come un tempo. Le stesse Fifa e Uefa, dopo l’affaire Superlega, potrebbero essere meno indulgenti e dunque non correre in difesa di un sistema divenuto improvvisamente debole, povero e per certi aspetti insostenibile anche politicamente. Chissà.
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