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La classe operaia del Napoli vince a San Siro grazie a un allenatore che rifiuta la cultura degli alibi

Il Napoli dei gregari batte il Milan 1-0 senza mai soffrire. Spalletti ha rivitalizzato giocatori ormai dimenticati. Si parlerà del pareggio annullato all’89esimo, come ieri all’Atalanta

La classe operaia del Napoli vince a San Siro grazie a un allenatore che rifiuta la cultura degli alibi
Db Milano 19/12/2021 - campionato di calcio serie A / Milan-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Eljif Elmas

La classe operaia vince a San Siro. Un mese dopo, il Napoli torna sul luogo del delitto (dove aveva perso con l’Inter) e supera il Milan persino senza soffrire. Anche se il punteggio finale è di 1-0. Il Napoli torna a vincere e si riporta al secondo posto, pari merito col Milan, a quattro dall’Inter. E a più otto sul trenino delle quinte. Match dai ritmi non intensi, decisamente lontano da Napoli-Atalanta.

Si discuterà a lungo del gol annullato a Kessié all’89esimo, annullato per un fuorigioco del tutto simile a quello di ieri fischiato all’Atalanta nella partita contro la Roma. Ma la vittoria del Napoli è ampiamente meritata.

È il Napoli dei gregari. Per necessità, visti gli infortuni, ma anche per scelta vista la decisione di far giocare Petagna al posto di Mertens. La classe operaia del Napoli è nutrita: Malcuit, Juan Jesus, Petagna, Elmas. Quattro calciatori considerati superflui per non dire altro. Andrebbe aggiunto anche Demme peraltro autore anche dell’unica prestazione insufficiente.

Per immedesimarsi nel clima, Spalletti va in panchina indossando le scarpe coi tacchetti: probabilmente per sentire il calore della classe operaia calcistica.

Al Napoli la partita viene benissimo, va in gol dopo quattro minuti. Anche se il pochissimo del Milan nel primo tempo non crediamo che possa essere addebitabile alla rete subita a freddo. I rossoneri sono parsi davvero poca cosa.

Per il Napoli il gol è stato anche una medicina. È servito a dimenticare quello subito da Perisic in questo stadio qualche settimana fa. Stessa porta, angolo di battuta opposto. Stavolta c’è Elmas sul primo palo che gira di testa e batte Maignan.

La lista degli infortunati è copiosa su entrambi i fronti. Spalletti aggiunge Mertens che resta in panchina. Gioca Petagna. Spalletti vuole un attacco che faccia pressing e che recuperi. Un tempo si sarebbe detto generoso. E generosi sono sia Lozano sia Petagna. Zielinski gioca una partita delle sue. Non perde palloni, illumina, copre, recupera. Una partita da circoletto rosso, per dirla alla Clerici e Tommasi. Elmas ormai non è nemmeno più una sorpresa. È un calciatore fatto e finito. Quello dell’anno scorso era un sosia. La mediana del Napoli fa letteralmente sparire quella del Milan con Tonali e Kessie che sembrano piccoli piccoli. Juan Jesus dimostra che il suo non è stato un acquisto della disperazione.

Soprattutto nel primo tempo il Napoli potrebbe tenere più palla. E infatti nella ripresa Spalletti sostituisce Demme (falloso e macchinoso) con Lobotka. Con questo Milan, comunque, va bene persino Demme. Basta e avanza. Ma con Lobotka è decisamente meglio. In questo caso la palla in banca serve eccome.

Per tornare al Milan possiamo dire che se il migliore è Florenzi, vuol dire che il livello non è poi così alto. L’altra certezza è Ibrahimovic che appena può, ricorda chi è. Ospina è bravo a deviargli in angolo una girata da centravanti vero.

Possiamo dire che è stata una partita ha confermato il livello medio del campionato italiano. Ma non possiamo autoflagellarci. E va ricordato l’alibi degli infortuni. A Spalletti va riconosciuto il grande merito di non aver praticamente mai ceduto sul fronte della mentalità. Non ha mai ceduto alla cultura degli alibi. Ha avuto un lieve, fisiologico cedimento dopo la sconfitta interna con l’Empoli. Si è prontamente ripreso. È un signor allenatore, in campo e fuori. L’uomo che ci voleva a Napoli.

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