Gli ultimi quattro mesi dello spagnolo sono stati da incubo, il tecnico è andato contro le sue certezze. Sulla vittoria c’è la firma di Strakosha, oltre a quella di Immobile
Maurizio Sarri ha vinto contro la Sampdoria perché ha messo da parte le sue certezze assolute, cambiando gerarchie in campo. Lo scrive, sul Corriere dello Sport, Alberto Dalla Palma, riferendosi all’assenza, ieri, per volontà del tecnico, di Reina, Felipe Anderson, Luis Alberto e Lazzari.
“Sarri l’ha cambiata e trasformata, anche con grande umiltà, perché è andato contro le sue certezze assolute e poi l’ha finalmente dotata di un portiere dopo i quattro mesi da incubo di Reina: e c’è proprio la firma di Strakosha, dopo quella indelebile di Ciro Immobile, sulla vittoria della Lazio a Genova, da dove potrebbe cominciare un campionato diverso”.
Dopo le ultime sconfitte, Sarri, continua, è corso ai ripari
“ha silurato il suo portiere preferito, poi Felipe Anderson, da lui definito il giocatore più forte che ha mai allenato, Luis Alberto e Lazzari cercando di costruire una Lazio con le medesime idee tattiche ma con una sostanza assolutamente diversa grazie ai recuperi di Luiz Felipe e Marusic e agli inserimenti di Zaccagli, uno dei migliori, e di Basic”.
Il portiere è stato protagonista soprattutto nel secondo tempo, quando la Lazio è visibilmente calata, consentendo alla Sampdoria di riemergere dal letargo.
“Non ci dovrebbero più essere dubbi su chi sia il Numero Uno da ora in poi ed è incomprensibile come la società, che non naviga nell’oro, abbia potuto portare l’albanese alla scadenza senza rinnovo”.
“L’unica è confidare in Sarri e nel suo ripensamento sulle gerarchie tra Pep e Thomas, come è avvenuto ieri. Per fortuna”.
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