ilNapolista

Boniek: «Le squadre non si comprano, si costruiscono. Mourinho deve trasformarsi in ‘giochista’» 

Al Messaggero: «Ha giustificato la sconfitta contro l’Inter con le assenze, ma perché Venezia, Verona e Bologna con la Roma hanno vinto?» 

Boniek: «Le squadre non si comprano, si costruiscono. Mourinho deve trasformarsi in ‘giochista’» 
Db Bologna 19/06/2019 - Europeo Under 21 Italia 2019 / Italia-Polonia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Zbigniew Boniek

Sul Messaggero un’intervista a Zibì Boniek. Il tema è la Roma di Mourinho. Era presente all’Olimpico nel match contro l’Inter.

«Ero venuto a vedere una partita che purtroppo non c’è stata. Mourinho nel post-gara ha provato a giustificare il tutto con le assenze. È una spiegazione logica e ci può anche stare. Però… se è vero che la Roma è inferiore all’Inter e lo è ancor di più con le assenze, seguendo questo ragionamento allora bisognerebbe capire perché gli allenatori di Venezia, Verona e Bologna sono poi riusciti a vincere con i giallorossi. Il calcio è uno sport dove la squadra più forte non sempre vince. Quello che mi ha sorpreso è stato l’atteggiamento rinunciatario della squadra. L’Inter sembrava che stesse disputando la partitella del giovedì».

Da Mou, dice, si sarebbe aspettato qualcosa in più.

«Sono un estimatore di José, però non è lesa maestà affermare che mi aspettavo qualcosa in più».

Non si risolve tutto comprando campioni.

«Attenzione perché le squadre non si comprano ma si costruiscono. Non è che si acquistano gli 11 calciatori migliori al mondo e si vince. E poi, in questo contesto economico, non penso che sia la politica societaria».

Mou deve adottare altre strategie.

«Pur essendo lecito aspettarsi dei rinforzi, Mourinho deve concentrarsi sul modo di giocare della squadra e trasformarsi da allenatore che gestisce i calciatori in ‘giochista’, ossia in un tecnico che cerca di dare un gioco. Se lui pensa di migliorare i risultati soltanto con l’acquisto di giocatori, la vedo difficile. Anche perché poi bisogna chiarire cosa intendiamo per campioni. Quelli li prendono soltanto le 6-7-8 squadre più forti al mondo. Abraham, ad esempio, è stato presentato come tale ma si tratta di un talento che fino ad un anno fa era la terza punta del Chelsea, dietro Giroud. Gli va dato tempo, si vede che non è un grande realizzatore».

Se vuoi essere sempre aggiornato seguici su Google News

ilnapolista © riproduzione riservata